PALERMO. “Fermati, fermati! Che stai facendo?”. Una donna, Stefania Glorioso, ha cercato così di fermare l’aggressione all’avvocato Enzo Fragalà il 23 febbraio 2010 (il legale morirà tre giorni dopo, senza essersi mai ripreso dal coma).
Glorioso ha deposto questa mattina davanti alla corte d’assise che processa Paolo Cocco e Francesco Castronovo, presunti esecutori materiali del delitto, il boss del mandamento di Porta Nuova Francesco Arcuri, i presunti mafiosi del Borgo Vecchio Antonino Abate e Salvatore Ingrassia e Antonio Siragusa che avrebbero pianificato e organizzato il raid.
La versione della testimone, come quella di altri testi sentiti nelle precedenti udienze, si distanzia dal racconto del pentito Francesco Chiarello in cui almeno due persone avrebbero colpito l’avvocato. “Sono arrivata in via Turrisi intorno alle 20.30 – ha spiegato Glorioso - Avevo un appuntamento con altri volontari della Protezione civile. Ho visto che era in corso un’aggressione. Quel tratto di marciapiede era ben illuminato. La mia visuale era buona. Ho visto un uomo alto circa 1,85 metri, corpulento, con un casco integrale in testa colpire qualcuno con un bastone che sembrava il manico di una vanga. Mi misi a gridare. Poi l’ho visto scappare verso la scuola e salire a bordo di una moto Sh. Sono sicura del modello perché era uguale alla mia”.
Anche un altro testimone, Maurizio Cappello, aveva parlato di un uomo solo, robusto e alto come esecutore del delitto.
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