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Finanza per 16 ore allo stadio: le accuse per Zamparini. Il patron: "Nessun passaggio illecito"

PALERMO. Sono proseguiti fino a oltre la mezzanotte i controlli della guardia di finanza cominciati ieri alle 8 del mattino negli uffici del Palermo Calcio allo stadio Renzo Barbera. Le fiamme gialle hanno portato via documenti cartacei ed elettronici. Al setaccio tutti i computer degli uffici.

Il proprietario del Palermo, Maurizio Zamparini, è indagato per appropriazione indebita, riciclaggio, impiego di proventi di provenienza illecita, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e falso in bilancio aggravato dalla transnazionalità.

Sarebbero coinvolti nell'inchiesta anche altri ex dirigenti del Palermo e di altre società del gruppo Zamparini. L'indagine della Procura di Palermo si è focalizzata sulla Mepal, società creata per la gestione del marchio prima e per la costruzione di stadio e centro sportivo poi. La Mepal è stata ceduta a una società lussemburghese che ha come amministratore delegato il figlio di Zamparini.

"Un'operazione senza ombre", ribadisce il patron. "Nel futuro - ha spiegato - diverrà una partecipazione. Mepal è stata ceduta ad Alyssa, sotto il controllo di una mia holding lussemburghese. Alyssa, se ci fosse stata la cessione, sarebbe poi diventata proprietà di Baccaglini. Ma l'operazione di ottimizzazione di bilancio era normalissima, non c'è mai stato un passaggio illecito".

Nessuna distrazione di capitali per portarli all'estero dunque. Per Zamparini quest'indagine è l'ennesimo paradosso italiano. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche le compravendite di alcuni giocatori "appesantite" dalle commissioni ai procuratori.

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