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"Rapito davanti alla figlia e ucciso", Gregoli resta in carcere

Tribunale di Palermo

PALERMO. Resta in carcere Salvatore Gregoli, arrestato nel maggio scorso da carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo per l’omicidio di Giampiero Tocco, sequestrato davanti alla figlia di 6 anni, ucciso e sciolto nell’acido su ordine del boss Salvatore Lo Piccolo nel 2000. Il Tribunale del Riesame di Palermo ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dai legali dell’indagato.

Secondo la ricostruzione del pm Roberto Tartaglia, Tocco, ammazzato 17 anni fa, sarebbe stato eliminato perché ritenuto "colpevole» di avere partecipato all’omicidio di Giuseppe Di Maggio, figlio di don Procopio, boss di Cinisi, storico alleato dei Lo Piccolo.
La vittima venne fermata, mentre era in auto con la bambina, da mafiosi travestiti da agenti di polizia. La piccola chiamò al telefono la madre e le raccontò che il padre era stato portato via. La conversazione fu registrata da delle microspie piazzate nella vettura dagli inquirenti che indagavano sul delitto Di Maggio e che sospettavano di Tocco.

Dopo le condanne dei Lo Piccolo, di Damiano Mazzola e di due pentiti, grazie alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Antonino Pipitone, la Procura ritiene di avere accertato le responsabilità, nell’omicidio Tocco, di Ferdinando Gallina, che al momento è negli Usa in attesa di un provvedimento di espulsione, Vincenzo e Giovan Battista Pipitone, e Salvatore Gregoli. I Pipitone sono in carcere da tempo. L’unico libero era Gregoli, già condannato per mafia in quanto affiliato al mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù.

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