PALERMO. Comincerà il 17 maggio davanti al gup Nicola Aiello l’udienza preliminare per la vicenda delle firme false per riuscire a presentare in tempo la lista del Movimento Cinque Stelle per le Comunali 2012. Compariranno davanti al giudice i 14 indagati.
Oltre a Riccardo Nuti, rischiano un processo le deputate Giulia Di Vita e Claudia Mannino, l’attivista all’epoca candidata Samantha Busalacchi, poi Pietro Salvino (marito di Claudia Mannino) e Riccardo Ricciardi (marito della deputata Loredana Lupo, che non è coinvolta nel caso). Indagata anche la deputata regionale Claudia La Rocca, che sin dall’inizio dell’inchiesta ha accettato di collaborare con la procura di Palermo svelando tutti i retroscena di quella notte del 3 aprile 2012; ha collaborato anche il deputato regionale Giorgio Ciaccio, pure lui nella lista degli indagati.
Si profila un processo pure per altri tre candidati del 2012, Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso, Toni Ferrara (ex candidato al consiglio comunale che ha raccolto 70 voti) e Alice Pantaleone, poi per l’avvocato Francesco Menallo, ex militante M5S, e per il cancelliere Giovanni Scarpello, che attestò l’autenticità delle firme.
Due i capi d'imputazione. Nel primo viene contestato agli attivisti M5S di aver materialmente falsificato le firme, o comunque di averne beneficiato (Nuti). L'altra accusa riguarda il cancelliere e l'avvocato. I reati contestati riguardano la violazione del testo unico regionale in materia elettorale.
La Digos - su richiesta del procuratore aggiunto Dino Petralia e del sostituto Claudia Ferrari - ha convocato molti firmatari della lista, che hanno disconosciuto la firma. Una perizia grafologica ha confermato i falsi. Dopo la conclusione delle indagini, Nuti, Di Vita e Mannino hanno deciso di farsi interrogare dal pm (in un primo momento si erano avvalsi della facoltà di non rispondere) ma non è cambiato l'impianto accusatorio della Procura.
Secondo il racconto di La Rocca e Ciaccio, nel 2012 nella sede del meetup di via Sampolo, era stata organizzata una vera e propria squadra per ricopiare le firme sui moduli.
Dopo la richiesta di rinvio a giudizio si sono autosospesi dal gruppo parlamentare i deputati nazionali Nuti, Mannino e Di Vita che chiedono però le dimissioni dei compagni di partito dell'Ars che hanno confessato il loro coinvolgimento nell'inchiesta sulle cosiddette "firme false". «Ha ragione Luigi Di Maio - scrivono Nuti, Di Vita e Mannino -, le espulsioni dal Movimento 5stelle conseguono alla condanna in primo grado. Tuttavia, i deputati regionali della Sicilia Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio dovrebbero essere espulsi dal Movimento, in quanto hanno confessato d'aver partecipato alla vicenda delle firme per le ultime comunali di Palermo. Che abbiano assunto il ruolo di accusatori non elimina le responsabilità penali che i due hanno ammesso, apparendo all'opinione pubblica come paladini e dunque estranei».
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