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Firme false a Palermo, Nuti e Grillo ai ferri corti: "Beppe non ci sente", "Siete fuori"

PALERMO. Sale lo scontro sul caso delle firme false del M5s a Palermo. Un botta e risposta tra il parlamentare nazionale Riccardo Nuti (uno dei 14 sui quali pende la richiesta di giudizio per il caso) e Beppe Grillo iniziato questa mattina sui quotidiani e terminato con un post del leader del MoVimento su Facebook in cui dice che chiederà la sospensione dei Nuti, Mannino e Di Vita dal gruppo parlamentare.

"Non abbiamo nulla da dire a Beppe Grillo, se non quello che gli abbiamo sempre detto e che lui non sente". Così Nuti ha dichiarato sui giornali oggi. Ma la risposta di Grillo è arrivata nel pomeriggio con un post su Facebook: "In seguito alle dichiarazioni dei portavoce sospesi dal MoVimento 5 Stelle Nuti, Mannino e Di Vita riportate dai giornali - scrive Grillo - in cui viene attaccato il candidato sindaco del MoVimento 5 Stelle a Palermo e in cui vengono fatte considerazioni sulla magistratura che non coincidono con i nostri principi, verrà chiesto ai probiviri di valutare nuove sanzioni oltre a quelle già applicate. Ho anche chiesto ai capigruppo del MoVimento 5 Stelle di raccogliere le firme dei parlamentari necessarie per indire la votazione dell'assemblea dei parlamentari per procedere anche alla sospensione temporanea dal gruppo parlamentare dei sospesi, fino a che sarà in vigore la loro sospensione dal MoVimento 5 Stelle come già stabilito dai probiviri".

Nuti sostiene che Grillo non capirebbe che "decidendo in una prima fase di non rispondere ai pm, ci siamo avvalsi di una facoltà prevista dal Codice. Fatte le indagini, un mese fa, ci siamo poi sottoposti a interrogatorio e saggio grafico, depositando due memorie per spiegare la montatura ben organizzata nel Movimento", "da chi ha poi lavorato alla designazione dell'attuale candidato a sindaco di Palermo Ugo Forello".

"Lo staff, in autunno - spiega poi -, ci chiese un parere. E definimmo inopportuna la candidatura di Forello, da noi attaccato in Antimafia, nel giugno 2014, per un conflitto di interessi simile a quello della Boschi per Banca Etruria. Da avvocato difendeva i commercianti con Addiopizzo, ma con la stessa organizzazione chiedevano i risarcimenti e stavano nella commissione ministeriale che assegnava i risarcimenti".

"Nell'ultima memoria data ai pm - fa sapere - abbiamo inserito una mail che documenta una riunione del 31 maggio 2012 tenuta per contestare a un attivista di aver raccolto firme presso bar e negozi senza autenticarle. Se avessimo falsificato noi le firme il 3 aprile, perché avremmo dovuto mettere 'sotto processo' un militante alla vigilia del voto?".

Nuti nega di aver ricopiato firme: "Non da noi - dice -. Non da me, come afferma la perizia finale. Ma dicono che della presunta falsificazione avrei beneficiato. Si dà il caso che nel 2012 non fui eletto, nemmeno un seggio in consiglio comunale, come dirò ai magistrati nel processo smascherando la montatura".

"Informo che io, Di Vita e Mannino, non abbiamo rilasciato dichiarazioni contro la magistratura, anzi tutt'altro, né contro il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle di Palermo. Se circolano dichiarazioni in tal senso attribuite a noi, sono da ritenersi non veritiere. Abbiamo espresso fiducia nella giustizia a cui ci affidiamo per dimostrare la nostra innocenza». Lo afferma Riccardo Nuti in un comunicato.

A replicare è anche la deputata Giulia Di Vita che sulla sua pagina Fb condivide quanto scritto da Nuti e avverte: «Se qualcuno trova in giro delle dichiarazioni del genere per favore me le segnali così facciamo pronta smentita. Io non ho attaccato il candidato sindaco di Palermo né tanto meno la magistratura che sta lavorando per fare luce sulla vicenda e non potrei desiderare altro». Anche la terza deputata, Claudia Mannino, pubblica un post similare a quello di Nuti. Per tutti e tre sulle rispettive pagine Fb arrivano sia attestati di solidarietà sia critiche.

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