ROMA. Dopo Riccardo Nuti, anche Giulia Di Vita. I deputati rinviati a giudizio per il caso firme false a Palermo e nel mirino di Beppe Grillo per le loro dichiarazioni provano a sminare il campo dalle tensioni: due dei tre parlamentari coinvolti hanno infatti annunciato via Facebook la loro sospensione dal gruppo rendendo inutile il voto previsto dall’assemblea parlamentare pentastellata. Assemblea che, si apprende da fonti del M5S, potrebbe riunirsi mercoledì per decidere le sorti della terza deputata coinvolta nel caso Palermo: Claudia Mannino.
Un’eventuale autosospensione dell’esponente siciliana toglierebbe tuttavia dal terreno qualsiasi possibilità che, mercoledì o comunque in settimana, i gruppi congiunti votino sul destino di un loro membro. Per ora Mannino non ha ancora preso alcuna posizione ma lo slittamento della riunione potrebbe essere la spia della volontà dei vertici di risolvere il nodo senza passare dal voto. Voto che, come annuncia Roberto Fico su Facebook, comunque non è previsto nella serata di domani.
Nel frattempo, sul fronte Palermo, il M5S incassa il passo indietro di Di Vita. «Ritengo che il gruppo parlamentare non debba impiegare tempo ed energie in questo modo, prestando il fianco alle strumentalizzazioni del sistema politico e mediatico», spiega la deputata rimarcando la «difficile posizione» in cui si sarebbero venuti a trovare i suoi colleghi. Non tutti, infatti, hanno accolto di buon grado la richiesta di Beppe Grillo di sospendere i tre parlamentari dal gruppo, a cominciare da chi condivide con Nuti la visione più ortodossa del Movimento.
«Il loro è un atto di coraggio che cancella ogni polemica interna, ora non lasciamoli soli», sottolinea Federico D’Incà tessendo le lodi di Nuti. Mentre Fico definisce il passo indietro di Nuti «un atto onesto e coerente» smentendo seccamente qualsiasi ricostruzione che vedrebbe proprio il capogruppo dietro alla decisione di un parlamentare a lui da sempre vicino. Nelle prossime 24 ore si capirà se il voto su Mannino alla fine ci sarà, facendo da «test» alla fedeltà dei parlamentari alle direttive di Grillo. Con, all’orizzonte, l'intervento dei probiviri che lo stesso leader M5S ha chiesto, adombrando la possibilità di una sospensione fino a 12 mesi o addirittura dell’espulsione.
Di certo, l’autosospensione di Di Vita abbassa ulteriormente la soglia della tensione interna alla vigilia di una giornata in cui il Movimento vuole concentrarsi sulla presentazione del suo programma Esteri. E oggi il blog di Beppe Grillo replica duramente alle fosche previsioni su un governo M5S di Wolfgang Munchau, editorialista del Financial Times. «Ci definisce «ciarlatani impreparati» come tutti i «populisti» ma per il M5S la «democrazia viene prima dei mercati», attacca il blog secondo cui «la logica del referendum sull'euro è quella di impedire che una sola forza politica decida per tutti. E sulla paura dei mercati il M5S precisa: «È ovvio che reagiranno ad una nostra vittoria e al referendum sull'euro, ma ci sono delle contromisure politiche. Non staremo a guardare».
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