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M5S e le firme false a Palermo, al via i primi interrogatori degli indagati

PALERMO. I primi interrogatori degli indagati dovrebbero cominciare a fine settimana. Finita la sfilata dei testimoni - i Pm oggi sono volati a Roma per sentire gli ultimi - tocca agli iscritti nel registro degli indagati raccontare ai magistrati la loro verità sulla notte in cui, secondo l'accusa, un gruppo di attivisti grillini avrebbe falsificato centinaia di firme necessarie per depositare la lista per le comunali di Palermo del 2012.

Gli indagati allo stato sarebbero almeno dieci. Ma l'elenco potrebbe allungarsi visto che la norma non punisce soltanto gli autori materiali delle falsificazioni, ma anche chi utilizza, consapevolmente, le sottoscrizioni non autentiche. Una formula che consentirebbe, in presenza di testimonianze a riscontro, di allargare l'indagine ai candidati alle elezioni a conoscenza dei falsi.

In Procura dovrebbero presentarsi intanto i parlamentari nazionali Riccardo Nuti e Claudia Mannino, indicata come una delle attiviste che ricopiarono le firme, inutilizzabili per un errore formale, il parlamentare regionale Giorgio Ciaccio, il cancelliere del Tribunale incaricato di certificare l' autenticità delle sottoscrizioni depositate, l'attivista Samantha Busalacchi, altra accusata del falso materiale, e una serie di esponenti coinvolti nella vicenda.

Nelle scorse settimane sono stati interrogati Claudia La Rocca, deputata siciliana rea confessa e altri due grillini che starebbero collaborando con i pubblici ministeri. Le loro posizioni, inizialmente sono stati sentiti come persone informate sui fatti, si sono complicate mano a mano che sono emersi elementi auto indizianti.

Domani in Procura sarà depositata la corposa informativa della Digos, delegata a svolgere l'indagine, che ha sentito oltre 400 persone chiamate a riconoscere le firme depositate. In centinaia hanno messo a verbale di non ritenere autentiche le sottoscrizioni visionate. E in alcuni casi avrebbero anche sostenuto di non avere mai firmato per le liste alle comunali, ma di avere aderito e sottoscritto altre consultazioni, come quella sul referendum per l'acqua pubblica.

Al momento, mentre i vertici nazionali attendono le mosse della Procura e l'invio degli inviti a comparire per prendere una decisione, solo la La Rocca e Giorgio Ciaccio hanno fatto un passo indietro autosospendendosi, mentre i deputati nazionali coinvolti hanno attaccato querelando uno dei loro accusatori, l'attivista Vincenzo Pintagro.

«Accerchiato» dal Pd che chiede che il movimento prenda posizione sul caso, Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera risponde rilanciando. «La differenza tra noi e loro si vede dalla reazione: noi per la vicenda delle firme false a Palermo chiediamo la autosospensione degli indagati. Il Pd ha governatori che incitano al voto di scambio e tace», dice provocatorio.

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