PALERMO. Non hanno aggiunto elementi nuovi rispetto quelli già individuati dagli inquirenti. Così i collaboratori Vito Galatolo e Silvio Guerrera non hanno avuto, come disposto ieri dal gup Giuseppina Cipolla, l'attenuante prevista per i pentiti nel processo "Apocalisse" che ha portato alla condanna di 62 presunti mafiosi (35 gli assolti).
Vito Galatolo - che qualche giorno fa nel troncone in ordinario aveva riparlato dell'attentato progettato per colpire il pm Nino Di Matteo - ha avuto 6 anni e 8 mesi, Guerrera (che si è pentito durante lo svolgimento del processo) 10 anni. Le richieste dei pm, proprio in virtù della loro collaborazione, erano state molto più basse: 4 anni per Galatolo e 5 per Guerera (prima della sua deposizione erano 8). Tra i due, davanti ai pm, c'era stato un confronto proprio per chiarire una serie di interrogativi sull'attentato a Di Matteo e soprattutto per capire convergenze e divergenze dei loro racconti.
Sia Guerrera che Galotolo avrebbero partecipato a un incontro il 9 dicembre 2012, giorno in cui, in un appartamento nel quartiere Ballarò. Fu lì che si sarebbe parlato della necessità di mettere in atto un piano per fare fuori il magistrato. Tra i partecipanti al summit anche alcuni degli imputati nel processo.
Secondo il racconto di Galatolo ai pm, l’ordine era arrivato direttamente da Matteo Messina Denaro. “Con Onofrio Lipari, detto Tonino, uomo d'onore della famiglia di Palermo centro, ci recammo al quartiere Ballarò – ha detto – e andammo in un appartamento sito all’ultimo piano. Lì c'era Alessandro D'Ambrogio, Masino Contino capofamiglia di Partanna Mondello, Silvio Guerrera, capofamiglia di Cardillo e successivamente ci raggiunse Girolamo Biondino. Ricordo che vi era anche Vincenzo Graziano”. Si discusse di uomini e ruoli della nuova mafia, ma per parlare dell’attentato si sarebbe poi svolta una riunione riservata alla sola presenza di Galatolo, Graziano, D’Ambrogio e Biondino.
Guerrera non partecipò quindi alla riunione ristretta ma non ricorda con certezza la presenza di Graziano e Biondino. Il primo non lo conosceva e il secondo era obbligato a rientrare nella sua abitazione entro le 20. Sul punto le due ricostruzioni sono rimaste divergenti.
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