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Stato-mafia, Ciancimino ha un malore: rinviato processo al 3 marzo

Ciancimino si è sentito male mentre rispondeva alle domande del pubblico ministero Nino Di Matteo

PALERMO. È stata rinviata al 3 marzo la prosecuzione dell'esame di Massimo Ciancimino al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Ciancimino, che nel dibattimento in corso davanti alla corte d'assise è imputato e teste, si è sentito male e ha comunicato di non essere in grado di rispondere alle domande del pm.

In mezzora di udienza, celebrata prima che l'imputato si sentisse male, Ciancimino ha raccontato di avere saputo dell'intenzione del padre, l'ex sindaco di Palermo Vito, di
incontrare riservatamente l'allora presidente dell'Antimafia Luciano Violante. Ciancimino ne avrebbe parlato all'ex colonnello del Ros Mario Mori.

Sulla vicenda ha già deposto lo stesso Violante. L'incontro non ci fu perchè l'ex presidente della Camera fece sapere a Ciancimino che se avesse voluto, sarebbe stato ascoltato davanti
a tutta la Commissione.

Il teste ha poi fatto un breve accenno alla cattura del boss Totò Riina, argomento affrontato diffusamente ieri, confermando il ruolo del padre e di Bernardo Provenzano nell'arresto del
padrino corleonese. Il processo è stato rinviato a giovedì prossimo per la deposizione del pentito Monticciolo che verrà sentito a Milano, mentre il 3 marzo proseguirà l'esame di Ciancimino.

Nei giorni scorsi parte dal cosiddetto "contropapello", l'elenco stilato da Vito Ciancimino, che aveva ritenuto irricevibili le richieste fatte dal boss Riina allo Stato per far finire le stragi mafiose, l'esame di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo che sta rispondendo alle domande dei pm al processo sulla trattativa Stato-mafia.

Dopo avere letto cosa Riina chiedeva per interrompere la strategia del sangue inaugurata con l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima e proseguita con la strage di Capaci, Vito Ciancimino, anche consigliato da Bernardo Provenzano, che incontra a Palermo il 17 luglio del 1992 - racconta il figlio, che nel processo è imputato - decide di mediare e far avere alle istituzioni, tramite i carabinieri del Ros delle richieste più soft.
"Mio padre non voleva avere rapporti con Riina - dice Ciancimino jr - ma sia il signor Franco (agente dei Servizi a conoscenza della trattativa ndr), sia Provenzano, con cui aveva un rapporto unico, gli dissero che non si poteva prescindere da Riina".

"Il 19 luglio del 1992 stavo andando a Fregene, mio padre mi disse di rientrare subito a Roma. I telegiornali davano tutti le immagini della strage di via D'Amelio. Mio padre mi disse 'la colpa è tua, mia, nostra che abbiamo alimentato tutto questo'. Aggiunse che 'quel pazzo' di Riina stava tentando di rilanciare visto che lo Stato gli aveva offerto di trattare dopo la strage di Falcone". Lo ha raccontato Massimo Ciancimino al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

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