PALERMO. Maxi confisca della Direzine investigativa antimafia, per un valore di oltre 100 milioni di euro, agli eredi dell’imprenditore Francesco Pecora, morto il 3 maggio 2011. Tra i beni confiscati: 168 immobili tra appartamenti, ville, magazzini e terreni, tre società di capitale e tre società di persone, rapporti bancari.
Francesco Pecora, sostiene la Dia, è stato un nome noto per la mafia palermitana. E' stato coimputato nei “processi alla mafia” con personaggi di alto spessore criminale come Pippo Calò, Antonino Rotolo, Tommaso Spadaro e Giuseppe Ficarra. La figlia di Pecora, Caterina, è sposata con il latitante Giovanni Motisi, figlio di Matteo Motisi, meglio noto come “Matteazzo”, già uomo d’onore della famiglia mafiosa di Pagliarelli.
Ed era anche consuocero di Salvatore Sbeglia, costruttore edile palermitano, condannato per mafia e socio in affari di Raffalele Ganci, boss del quartiere Noce di Palermo.
Francesco Pecora e le sue società facevano da interfaccia e canale di collegamento con il mondo imprenditoriale legale, gestendo i capitali provenienti dalle attività di “cosa nostra” anche fuori dalla Sicilia. Tra i beni confiscati alla famiglia Pecora, un’azienda con sede legale a Pordenone, grazie alla quale faceva gli interessi di Cosa nostra.
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