PALERMO. «Il prete deve custodire il desiderio di essere un testimone, non è una figura rituale, la sua non è una professione. Il prete non è un funzionario, ma un testimone di quanto buono sia il Signore, della fedeltà a Dio». Il biglietto da visita da nuovo arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice lo presenta ai suoi futuri preti, alla cinquantina di giovani che stanno camminando verso il sacerdozio e ai loro formatori su cui punta tutto: «Sono qui perché il seminario è il cuore della diocesi».
Ben tre settimane prima della sua ordinazione episcopale e del suo insediamento in diocesi, monsignor Corrado Lorefice piomba a Palermo per una prima ricognizione dei luoghi, qualche colloquio coi vertici diocesani, ma soprattutto per incontrare i seminaristi nel modo più bello in cui i cristiani possono incontrarsi, nello spezzare il «pane eucaristico» e poi il pane materiale.
E, dunque, grande emozione ed eccitazione ieri tra le antiche mura di via dell’Incoronazione, per accogliere il nuovo arcivescovo per la messa prima e il pranzo poi. Una celebrazione coinvolgente, in cui monsignor Lorefice ha parlato guardando ciascuno negli occhi, tirando fuori «una forza titanica» per superare l’emozione di trovarsi catapultato in questa nuova missione.
Ha una parola per tutti i giovani che incontra, vuole sapere, cominciare a conoscerli, chiede una preghiera per il suo nuovo compito: ci sono i 50 seminaristi, i 4 del propedeutico, i 5 diaconi appena ordinati, i sacerdoti ordinati da pochissimi mesi, i vicari episcopali, tutta la squadra di formatori al completo, capitanati dal rettore don Silvio Sgrò, che visibilmente commosso prova a presentare la grande famiglia del seminario e «tutta la disponibilità a vivere questa avventura del cammino della Chiesa di Palermo insieme con lei».
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