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La Saguto ai figli: «Mi fate spendere troppo»

I magistrati di Caltanissetta ricostruiscono passo passo il momento in cui sarebbe stato consegnato il denaro della corruzione

PALERMO. «Siamo indebitati persi. Non è possibile, non si può fare, non esiste stipendio che possa garantire queste cose». Il 9 luglio Silvana Saguto affronta al telefono il figlio chef, Elio Caramma, di 28 anni. È uno sfogo aspro, duro, soprattutto chiaro: «La nostra situazione economica è arrivata al limite totale, non è possibile più completamente! Ci sono sempre nuove cose! Voi non potete farmi spendere 12, 13, 14 mila euro al mese, noi non li abbiamo questi introiti». È per rimediare — in parte — a questa gravissima crisi familiare, provocata dai tre figli, sostiene la Procura di Caltanissetta, che l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo avrebbe ottenuto denaro dall’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, che a sua volta — sempre secondo l’accusa — sarebbe stato favorito nel «sistema» degli incarichi multimilionari, in un giro che avrebbe coinvolto pure Lorenzo Caramma, il marito ingegnere della Saguto, nominato coadiutore fuori Palermo per «ringraziare» la moglie.

Il denaro sarebbe stato portato con un trolley, la sera del 30 giugno, direttamente a casa del magistrato antimafia. È in questo episodio, minuziosamente ricostruito dagli uomini del Nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza, che si concentra una delle principali ipotesi di corruzione a carico della Saguto. Coinvolto adesso pure l’architetto Giuseppe Caronia, amministratore unico della Caes, che nei giorni scorsi aveva subito una perquisizione.

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