PALERMO. E' stata chiama “Caffè export” l’operazione con cui la polizia di Palermo ha colpito una organizzazione criminale transnazionale, composta da cittadini rumeni, che gestiva una fiorente attività di prostituzione nella zona della Cala. Le indagini, svolte dalla Squadra mobile, Sezione “criminalità extracomunitaria e prostituzione”, hanno portato all’esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere per 8 persone, accusate di associazione a delinquere, finalizzata all’induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, reato aggravato dal carattere transnazionale. In carcere sono finiti Marin Serban, Aurel Dobre, Sorin Marius Petrescu, Monica Burcea, Adelina Velicu, Vasile Ionita, Nicolae Lucian Serban, Adrian Marius Serban,
I poliziotti sono riusciti a risalire ai capi che controllavano la tratta delle schiave del sesso costrette a vendersi lungo i viali della zona del porto fino a Villa Giulia. I componenti della banda nel corso delle telefonate utilizzavano un codice per descrivere i rapporti sessuali. Alle ragazze era chiesto, a seconda delle pretese dei clienti, di prendere un caffè lungo o corto. Da qui il nome dell'operazione.
Il capo di tutto era Lucian Serban, detto Cali, individuo già noto alle Forze dell’Ordine perché coinvolto, nel 2011, nell’operazione “Sbarazzu”, condotta sempre dagli uomini della Mobile palermitana e ritenuto, allora, uno dei “colonnelli” della prostituzione su strada, sul cui conto i poliziotti palermitani sono tornati ad attingere informazioni, allargando il raggio delle loro indagini anche ad altri suoi connazionali. Le ragazze, una volta arrivate in Italia, venivano iniziate e poi spedite lungo le vie Crispi, Cala e Foro Italico Umberto I, del capoluogo. Anche tra le prostitute rumene si era instaurata una sorta di leadership interna. tra protettore e prostituta si era instaurato una sorta di rapporto personale che andava rinegoziato spesso.
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