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"Palermo, pannoloni a pazienti morti": blitz nelle farmacie, sei arresti - Video e foto

Nel mirino tre farmacisti, un titolare di parafarmacia, 1 dipendente dell'azienda sanitaria e un “corriere”

PALERMO. I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo stanno eseguendo da stamattina una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Palermo Nicola Aiello su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 6 persone (3 farmacisti, 1 titolare di parafarmacia, 1 dipendente Azienda sanitaria e 1 “corriere”), ritenute responsabili a vario titolo di concorso in falso, accesso abusivo a sistema informatico e truffa aggravata in danno del Servizio Sanitario. Le farmacie coinvolte sono nella zona dell' ospedale Policlinico. Le indagini, avviate nel 2013 dai carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica, hanno consentito di documentare un complesso meccanismo che permetteva agli indagati di conseguire illeciti profitti attraverso l’alterazione delle autorizzazioni emesse dall’Asp per la distribuzione in regime di convenzione presso le farmacie e parafarmacie di presidi e ausili per incontinenza e prodotti per celiaci.

LE INDAGINI. La truffa dei pannoloni a pazienti morti era stata scoperta dal direttore generale dell’Asp Antonio Candela che aveva presentato un esposto. Dopo alcuni riscontri i carabinieri avevano piazzato delle telecamere nell’ufficio di Pietro Li Sacchi, 41 anni, funzionario dell’ufficio H del Dipartimento di riabilitazione con sede all'interno dell'ospedale Guadagna. In questo modo i militari hanno scoperto tutte le fasi della truffa. I vari passaggi che consentivano di assegnare pannoloni a pazienti morti e inesistenti grazie ad autorizzazioni, mentre i farmacisti si rivendevano di nuovo i pannoloni. Nella truffa delle false certificazioni erano rientrati anche i prodotti per celiaci. E non solo. Le indagini proseguono.

Il danno al Servizio sanitario nazionale, riscontrato dai carabinieri ammonta a 200 mila euro sulla base delle fatture già esaminate e, in proiezione statistica, potrebbe aggirarsi intorno a un milione di euro alla fine degli accertamenti.

«Il capo d'imputazione è molto cospicuo - ha spiegato il procuratore aggiunto Dino Petralia - e ammonta a 70 pagine. Tantissimi gli episodi riscontrati con un lavoro certosino dei carabinieri. Le indagini dimostrano che i controlli nel Servizio sanitario nazionale sono pochi e ci sono tante possibilità di infiltrarsi nelle maglie delle procedure per i rimborsi».

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