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Uccisa a coltellate a Palermo, fu assolta in un processo per favoreggiamento della prostituzione

PALERMO. Anna Maria Renna, la donna di 62 anni uccisa a coltellate a Palermo nel suo appartamento, era stata assolta nel 2005 dall'accusa di favoreggiamento della prostituzione. Nel corso di un'indagine della polizia, partita dall'annuncio su un giornale ("Giovane bomba sexy riceve senza fretta"), gli agenti arrivarono a un appartamento di via Croce Rossa, dove Renna viveva con la figlia e un'immigrata. Nelle due camere da letto gli investigatori avevano trovato diverse scatole di preservativi. Le donne "alle dipendenze" dell'imputata sarebbero state la figlia venticinquenne e una extracomunitaria. Quest'ultima, in particolare, avrebbe tenuto i contatti con i clienti, fissando gli appuntamenti.

Agli inquirenti l'extracomunitaria disse che il suo compito era solo quello di rispondere al telefono, salvo poi presentarsi in questura e ammettere che lavorava per la Renna. A difendere la donna erano stati gli avvocati Enzo Fragalà (ferito a bastonate il 23 febbraio 2010 e morto tre giorni dopo a Palermo), Cristina Ricco e Loredana Lo Cascio. I legali dimostrarono che si era trattato di un clamoroso errore giudiziario: Renna, che non ha mai nascosto di vendere il proprio corpo, non era la tenutaria di una casa a luci rosse. La figlia, avevano spiegato e dimostrato gli avvocati, è una donna rispettabile, sposata, e con un lavoro fisso.

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