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Imprenditore assolto dall’accusa di mafia ma la confisca resta

Congelati 34 appartamenti e terreni, conti correnti e due magazzini di Lorenzo Altadonna: valgono 160 milioni di euro

PALERMO.  La confisca regge pure in appello e del vastissimo patrimonio che i mafiosi di Carini avrebbero posseduto anche tramite un imprenditore, Lorenzo Altadonna, vengono restituiti solo una ditta individuale, due magazzini e un terreno.

Il resto passa tutto allo Stato, in blocco: e si tratta di beni che si estendono tra Carini, Torretta e la provincia di Trapani, per un valore stimato di 160 milioni di euro. La decisione è della sezione misure di prevenzione della Corte d’appello, presieduta da Antonio Caputo, a latere Raffaele Malizia e la relatrice Gabriella Di Marco, che ha confermato un decreto del tribunale, depositato il 22 marzo 2013. Accolte le tesi e le richieste del pg Mirella Agliastro.

Il decreto di appello ribadisce la sostanziale irrilevanza della sentenza di assoluzione rispetto all’aggressione del patrimonio: Altadonna, detto ’u pacchiuni, era stato infatti scagionato dall’accusa di mafia, nel processo Occidente, e per lui la decisione è definitiva. Ciò nonostante, in sede di misure di prevenzione gli è stato tolto tutto o quasi. Lo difendono gli avvocati Nino Mormino e Carlo Ventimiglia.
L’altro «prevenuto» è Vincenzo Pipitone, 58 anni, originario di Torretta.

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