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Morto per intossicazione da funghi: indagati anche i genitori

Sotto indagine anche 14 medici calabresi e una dottoressa dell'Ismett dove Dino Falco è deceduto. Eseguita l'autopsia

PALERMO. Sale a 17 il numero degli indagati per la morte di Dino Falco, l’uomo di 43 anni, originario di Corigliano Calabro, nel Cosentino, che è spirato nei giorni scorsi all’Ismett, dopo una grave intossicazione da funghi. Tra gli iscritti dalla Procura per omicidio colposo, infatti, sono finiti anche i genitori della vittima: avrebbero raccolto e cucinato i funghi velenosi che, peraltro, avevano fatto finire in ospedale pure loro, anche se in condizioni meno critiche rispetto al figlio e alla badante romena di 23 anni, che tuttora è ricoverata in gravi condizioni all’Ismett.

I nomi dei genitori di Falco, si aggiungono dunque a quelli di 15 medici, 14 dell’ospedale di Corigliano dove l’uomo era stato inizialmente curato, e una dottoressa dell’istituto specializzato in trapianti di Palermo.

Nella serata di ieri, il professore Paolo Procaccianti ha eseguito l’autopsia sul corpo della vittima, come disposto dal sostituto procuratore Gaspare Spedale, che coordina l’inchiesta, avviata dopo una denuncia presentata dalla moglie di Falco. Gli accertamenti del medico legale serviranno a capire se l’uomo sia stato curato correttamente e tempestivamente dai sanitari. L’indagine a carico dei suoi genitori è un atto dovuto.

Non è stato ancora chiarito che tipo di fungo velenoso sia stato ingerito dai quattro. Certo è che erano convinti di aver mangiato dei prataioli. Come è certo che, in preda a fortissimi dolori addominali, erano andati al pronto soccorso dell’ospedale di Corigliano. Qui i medici – tutti difesi dagli avvocati Federcia Prestidonato, Marcello Drago e dal penalista calabrese Giuseppe Falbo – li avrebbero presi in cura. Falco e la ragazza erano stati poi trasferiti d’urgenza con l’elisoccorso all’Ismett.

Lunedì 20, Falco era però deceduto. Subito la moglie aveva deciso di presentare un esposto in Procura. L’ipotesi è che ci siano stati dei ritardi nelle cure, soprattutto in Calabria. Secondo una prima ricostruzione, Falco non sarebbe stato ricoverato subito ed avrebbe compiuto diversi accessi all’ospedale. A Palermo, poi, i sanitari avrebbero dovuto fare i conti con una quadro clinico decisamente critico.

 

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