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Palermo, a Bellolampo un impianto per i rifiuti organici

La struttura di compostaggio nascerà tra otto mesi nella discarica e servirà a smaltire anche rami e resti di potature. Proteste dei cittadini in diversi quartieri per la presenza di immondizia. La Rap, per uscire dall’emergenza, avvia un censimento delle aree da bonificare

PALERMO. Tra otto mesi, anche Bellolampo potrà avere il suo impianto di compostaggio dei rifiuti organici. Ma, nel frattempo, sono in molti i palermitani che si chiedono se le ramaglie siano destinate a marcire per strada durante le piogge invernali. «Dai primi di giugno - racconta Isabella Vesco - che in via Enrico il Navigatore, all'Addaura, si accumulano i resti delle potature nei pressi di alcune postazioni di cassonetti per la raccolta della spazzatura. Sul lungomare Cristoforo Colombo - precisa -, ci sono diversi mucchietti. Qui, invece, stiamo per essere sommersi da vere e proprie montagne di foglie e rami secchi, frutto dei lavori nei giardini delle ville della zona». Dalla via che sovrasta lo spiazzo del Roosevelt, infatti, la vista sul mare è mozzafiato. Peccato per la presenza di questi enormi covoni, che ormai sono diventati ricettacolo di topi e insetti.

«Per non parlare delle pulci che quest’estate ci hanno letteralmente assalito - dice Gabriella Grimaldi -. Non solo siamo costretti a pagare un'imposta elevata sui rifiuti, ma ci ritroviamo a dover ingaggiare a parte una ditta privata per smaltire il fogliame. E, se proviamo a risparmiare un po’ - sottolinea -, finiamo per cadere nel tranello di chi fa prezzi stracciati, ma abbandona questo materiale riciclabile ai bordi delle strade, piuttosto che andarlo a portare in un impianto di compostaggio autorizzato». Anche Salvo Maneri, titolare di una ditta di giardinaggio, ai microfoni di Antonella Rizzuto e Beppe Palmigiano, fa notare che «quello dello smaltimento delle ramaglie è un problema comune a tutte le piccole e medie aziende che, in assenza di un punto di raccolta organizzato dall'azienda di igiene urbana, non hanno nessun riferimento. Così - spiega -, c'è chi fa da sé "alla buona" e chi, rischiando una multa, butta tutto nei cassonetti. Il paradosso - afferma - è che l'amministrazione potrebbe guadagnare molto grazie all'attività di compostaggio».

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