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Il Palermo spreca troppe occasioni, punti d'oro persi con le big

Due reti avanti e uomo in più, a Cremona un’altra vittoria buttata al vento. All’andata «harakiri» con il Parma e il Como

Il gol di Ranocchia (foto di Tullio Puglia)

A furia di fare e disfare il rischio di rimanere con il cerino in mano è concreto: sembrava tutto apparecchiato per una nuova impresa del Palermo e un nuovo aggancio al secondo posto in classifica a oltre quattro mesi dall’ultima volta (0-2 a Modena il 7 ottobre), ma sono bastati 120 secondi di follia per riportare a galla la Cremonese e trasformare ancora una volta un successo esterno in un pareggio amaro. In questo caso però fa ancora più male, perché i grigiorossi erano in inferiorità numerica e i rosa, al di là di alcune leggere disattenzioni, avevano mostrato grande padronanza del campo.

Se alla vigilia un pareggio allo Zini non sarebbe stato affatto un risultato da buttare, dopo il triplice fischio di Massa la sensazione generale è di aver perso due punti. Un copione identico a quello visto in altri due big match, le trasferte con Parma e Como: nel primo un nuovo black-out, in quel caso negli ultimi minuti, permise ai ducali di passare in un amen da 1-3 a 3-3, nel secondo il pugno rifilato a palla lontana da Marconi a Curto consentì ai lariani di pareggiare su rigore, in una gara in cui il Palermo sembrava in pieno controllo. A Cremona la rimonta dei padroni di casa si è concretizzata a inizio ripresa e non alla fine, ma è altrettanto dolorosa perché dall’espulsione di Sernicola in poi i rosa avevano creato tutte le premesse per un pomeriggio perfetto: tuttavia, come emerso in altre situazioni nel corso della stagione, giocare con l’uomo in più non si traduce automaticamente in vittoria. A Bari la superiorità numerica era addirittura doppia, ma nonostante l’assedio finale Corini era tornato a casa con uno scialbo 0-0; a Terni il Palermo ha giocato gli ultimi 20’ in 11 contro 10, ma paradossalmente ad aver creato di più erano stati gli umbri. In entrambi i casi ai rosa è mancato il guizzo nonostante una superiorità tecnica apparsa evidente e lo stesso è avvenuto, pur in parità numerica, a Catanzaro: 1-0 per i padroni di casa al primo (e unico) tiro in porta, 1-1 con Segre a inizio ripresa e successivo assedio di Brunori e compagni senza riuscire a completare la rimonta.

Ciascuno dei sei pareggi esterni lascia dietro di sé il rimpianto di qualcosa che poteva essere e non è stato, ma inevitabilmente la «x» di Cremona ha un peso diverso: l’occasione per scavalcare una diretta concorrente era ghiotta e, dopo un primo tempo del genere, nessuno tra gli oltre 3 mila tifosi rosanero presenti allo Zini avrebbe immaginato un secondo così rocambolesco. Corini prima della gara aveva ricordato come i suoi avranno comunque altre dodici occasioni per giocarsi la Serie A (e i big match lontano dal Barbera sono finiti), ma i punti lasciati per strada sono già tanti e una nuova occasione per dimostrare di aver imparato dai propri errori è stata gettata al vento. Entrambi i gol presi potevano essere evitati con un pizzico di concentrazione in più: sull’1-2 il tiro dalla distanza di Coda, non irresistibile, è stato respinto da Pigliacelli sui piedi di un avversario, mentre nel 2-2 si condensano l’esperienza del bomber e l’atteggiamento troppo passivo di Aurelio (che aveva sbagliato in circostanze simili a Parma sul 3-3 di Charpentier e a Como sul 2-1 di Gabrielloni). A «discolpa» dei rosa va l’impressionante bilancio della Cremonese quando resta in inferiorità numerica: nella stagione corrente è successo sei volte e in nessuna di queste i grigiorossi hanno perso, centrando tre successi (due dei quali, con Ternana e Venezia, trovando il gol vittoria in 10 contro 11) e altrettanti pareggi.

La gara di domani sarà un test fondamentale per verificare la tenuta psicologica del Palermo: dalla rimonta subita a Parma si era generata una nuova consapevolezza, che ha permesso di costruire un’ottima classifica, stavolta però ci sono meno giorni per smaltire la rabbia e la Ternana si presenterà al Barbera alla ricerca disperata di punti salvezza. I rosa sanno inoltre di non essere gli unici padroni del loro destino: la lotta per il secondo posto è serratissima e coinvolge quattro squadre, che potrebbero diventare cinque se il Catanzaro (a -5 dalla piazza d’onore) dovesse risalire ulteriormente la china. Spuntarla sarà una questione più di testa che di grandi nomi: ecco perché ogni sfida, a cominciare da quella agli umbri, sarà un esame di maturità da passare a pieni voti.

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