Quattro giorni per la verità? Forse l’affermazione può sembrare audace ma è innegabile che dopo questo doppio confronto ravvicinato – stasera (venerdì 22 settembre) contro il Cosenza al Barbera e martedì a Venezia – potremo capire dove va davvero il Palermo. Potremo capire, anzitutto, partendo dalla partita di stasera, se i rosa sono in grado di gestire al meglio le proprie risorse tecniche ma soprattutto mentali contro un avversario sulla carta abbordabile. Ricordando che lo scorso anno il piccolo e grintoso Cosenza prese quattro dei sei punti in palio al Palermo. E in Laguna, martedì sera, vedremo se la qualità della squadra di Corini reggerà all’impatto col Venezia, che per la solidità dell’organico è ritenuto tra le principali favorite per la promozione. Due gare diverse per «pesare» il valore di questi dieci punti, che potenzialmente, considerato che i rosa hanno giocato una gara in meno del Parma che guida la classifica, valgono il primo posto. Quattro giorni per dare un segnale forte al campionato.
Il Palermo cerca stasera la sua quarta vittoria consecutiva contro un Cosenza che ha cambiato molto rispetto alla squadra che nella passata stagione (per il secondo anno di fila) s’è salvata ai play-out. In panchina è arrivato Caserta che gioca con un 4-3-3, che spesso diventa un 4-2-3-1 che punta sulla rapidità di attaccanti come Tutino, Marras, Canotto, Florenzi (appena rientrato da un grave infortunio) e Forte. Una squadra di «gazzelle» con buona tecnica e molto forte sulle corsie esterne. Finora il Cosenza ha vinto una sola gara, all’esordio contro l’Ascoli (3-0) ma il punto preso sul campo del Venezia e il recente pari contro in Südtirol sono risultati importanti. Sarebbe un errore approcciare la partita nel modo sbagliato.
Al Palermo il compito di attaccare senza scoprirsi, cercando di migliorare la fase offensiva. Che finora ha vissuto principalmente di iniziative individuali. In attesa che Brunori si sblocchi. Tutte cose facili a dirsi, molto meno a farle, tanto più col caldo e l’umidità di questi giorni. Per la gara di stasera non sono attese grandi novità rispetto alla partita di Ascoli, ma abbiamo la sensazione che Corini cambierà qualcosa. Un po’ per non escludere nessuno ed evitare la brutta distinzione tra prime e seconde linee, e poi perché tra quattro giorni il Palermo tornerà in campo. A cosa serve un organico competitivo allora se non per dosare le energie? Il principale dubbio è tra Stulac e Gomes. Nelle ultime due partite ha giocato lo sloveno, oggi il francese (che sembrava intoccabile) potrebbe tornare titolare davanti alla difesa. Si tratta di giocatori molto diversi nell’interpretazione del ruolo. Stulac sta bene fisicamente ed ha ripreso fiducia, ma Gomes scalpita. Sarà un dualismo che ci porteremo per tutta la stagione. Stesso dubbio a sinistra, dove Aurelio e Lund si contendono una maglia con eguali possibilità. Ad Ascoli Aurelio ha dimostrato di reggere bene il confronto con lo statunitense, che però era reduce da un viaggio transoceanico. In avanti non dovrebbe cambiare nulla, Insigne è stato convocato, ma forse è presto per vederlo titolare. In mezzo al campo Segre ed Henderson sono favoriti, ma Coulibaly nei pochi minuti giocati ad Ascoli ha impressionato per forza fisica e presenza in campo. La questione resta aperta.
Ma resta aperta anche la questione di una manovra che può migliorare, anzi deve migliorare. Perché l’organico lo consente. Siamo tutti convinti che davanti alla prospettiva della Serie A l’unica cosa che conta è il risultato, come ben teorizzava Giampiero Boniperti. E tutti i tifosi sarebbero felici di festeggiare una promozione dopo tante partite vinte, come ad Ascoli, in mischia nei minuti di recupero. Ma scorrendo tutte le quattro partite giocate finora dal Palermo è evidente che qualcosa in più si può fare nella costruzione del gioco, nella circolazione della palla, nello sviluppo della fase offensiva. Finora, come già detto, affidata principalmente alle iniziative individuali o alle palle inattive. Il bilancio di queste prime quattro gare è oltremodo positivo soprattutto per la tenuta della difesa, ma se si vuole andare davvero lontano bisogna sapere separare la qualità del risultato dalla qualità della prestazione e questa squadra ha tutti i mezzi per potere offrire un calcio più brillante. A Corini il compito di migliorarla, partita dopo partita. Col fiato dei tifosi sul collo, come storicamente è capitato a tutti i tecnici che hanno allenato il Palermo.
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