PALERMO. Crolli, temuti o già deflagrati. Chiusure. Sequestri, l’ultimo in queste ore per un intero stabile in via Sant’Agostino, con il corollario doloroso di otto saracinesche chiuse e sei famiglie senza casa. L’occhio fa presto a spostarsi da fatiscenze e abusi ai numeri, che, dai cassetti del Comune, parlano di «riduzione del numero degli edifici fortemente degradati».
Dal 2007 a maggio di quest’anno, questa condizione (la più critica fra le «magnitudo» del pericolo e dell’incuria) è stata superata, dicono i dati dell’ufficio Edilizia degradata e interventi urgenti, dal 59,1% degli edifici censiti come a serio rischio crolli. I casi di «somma urgenza», in sostanza.
Il dettaglio parla di 482 immobili «fortemente degradati» nel centro storico 8 anni fa, ridotti a 197. Giri pagina, e subito lo strano caso dell’aumento sensibile sugli altri gradini del degrado: l’edilizia «molto degradata» passa da 307 a 331 immobili, quella «degradata» da 784 a 940. Con lieve approssimazione (dal 2007 a febbraio 2015) le denunce all’autorità giudiziaria di proprietari diffidati eppure inadempienti per le messe in sicurezza hanno sfondato quota 1.800 nello stesso periodo.
Presto, dunque, per cantare vittoria, mentre si aspetta la calendarizzazione del «pacchetto centro storico» in Consiglio, dopo il placet in commissione Urbanistica già tra fine luglio e inizio agosto, in tempo per andare in ferie con la coscienza a posto.
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