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Palermo, pronto il braccialetto elettronico: il consigliere Giuseppe Faraone ai domiciliari

Accusato di aver fatto da mediatore tra Cosa nostra e un imprenditore per la riscossione del pizzo ha dovuto aspettare due settimane che si liberasse uno dei dispositivi

PALERMO. Non ha dovuto attendere molto, solo un paio di settimane, il consigliere comunale Giuseppe Faraone, finito in carcere il 9 febbraio nell'operazione Apocalisse 2, per potere andare a casa agli arresti domiciliari. Il braccialetto elettronico, disposto dal gip Luigi Petrucci, è arrivato questa mattina. Il consigliere, accusato di aver fatto da mediatore tra Cosa nostra e un imprenditore per la riscossione del pizzo, avrebbe potuto essere ai domiciliari già dal 13 febbraio ma ha dovuto aspettare, così come tanti altri detenuti in lista d'attesa (alcuni da mesi), nella sua cella del Pagliarelli che si liberasse uno dei dispositivi.

A metà gennaio scorso era emerso il caso di un altro detenuto, Giuseppe Tartarone Buscemi, di San Giuseppe Jato, al quale il gip aveva concesso i domiciliari col braccialetto elettronico il 10 dicembre dell'anno scorso e che, più di un mese dopo, era ancora in carcere proprio perché non vi erano dispositivi disponibili.

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