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Palermo, dalle caldarroste all’abbanniata
Ecco il regolamento che proibisce tutto

Norme vecchie ottant'anni. Vietato abbrustolire castagne col sale, distribuire volantini, esporre interiora di animali... Le regole quasi mai attuate

PALERMO. Di bufala c’è soltanto il latte che, per interpretazione estensiva, non può essere munto sulla pubblica via. E, pure se corre sul web come scheggia immediatamente disponibile e consultabile sul sito di Palazzo delle Aquile, il regolamento di polizia urbana del Comune è antico. Molto. Correva l’anno 1935, XIII dell’era fascista, periodo nel quale l’adozione poteva ben precedere l’approvazione, che infatti arriva l’anno dopo. Ritocchi, si fa per dire, nel 1959 e, ultimi, nel 1994, quando viene messa mano al capo terzo, «Teatri e locali di pubblico spettacolo» probabilmente causa restrizioni — cadute — di regime.
Se ispirato da ratio di pudicizia o di profilassi della pediculosi, non è dato sapere con precisione, ma il «Vietato pettinarsi e pettinare in vista di pubblico», recitato dal capoverso D (come Diktat) dell’articolo 46, è solo la punta dell’iceberg di un glossario di termini e boutade desueti. A proposito di cime innevate, per esempio — e qui iniziano i guai quanto ad applicazione e lettera morta — chi poteva immaginare che il caratteristico candore del sale arrostito sulle caldarroste è fumo negli occhi delle norme igieniche? «È proibito di spandere esalazioni moleste e nocive dell’aria. In particolare è vietato l’abbrustolimento delle castagne col sale da cucina». Nelle vicinanze, occultata come norma igienica per la «nettezza del suolo» (ma in forte odor di censura) la sanzione dell’articolo 38 per chiunque «distribuisca, anche gratuitamente, manifestini, opuscoli, foglietti ed altri oggetti consimili nelle vie pubbliche in qualsiasi modo fatta». Volantinaggio — e arrotondamento della paghetta da studenti a carico dei genitori — addio.
 
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