PALERMO. Agenti della Polizia di Stato, della sezione "Antirapina" della squadra mobile di Palermo, e carabinieri della compagnia di Partinico hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di Vincenzo Sparacio, 25enne, Marinao Parisi, 44enne, e Vincenzo Vassallo, 37enne, tutti palermitani. Ai tre sono contestate tre violente rapine in abitazione, lesioni aggravate e falso materiale. I tre avrebbero messo a segno alcuni colpi indossando divise delle forse dell'ordine, finti tesserini e lampeggianti artigianali. Entravano in azione la mattina all'alba. Le vittime sono state facoltosi commercianti della zona del partinicese.
Sceglievano gli obiettivi con cura. Poi all'alba proprio come le forze dell'ordine bussavano alla porta di commercianti facoltosi. Indossavano divise e pettorine di polizia, guardia di finanza e carabinieri. Con la scusa di una perquisizione o di notificare un provvedimento della procura entravano in casa e mettevano a segno rapine picchiando e legando le vittime. Per i carabinieri della compagnia di Partinico e gli agenti della sezione antirapine tre dei cinque banditi sono stati identificati e arrestati. Due degli indagati sono ancora ricercati. Per agenti e carabinieri hanno messo a segno tre rapine. Il 18 novembre in un'abitazione di Villagrazia di Carini, i carabinieri arrestarono Parisi e Sparacio. Nel corso delle perquisizioni in casa dei fermati gli investigatori avrebbero trovato oggetti rubati in altri due colpi. Il primo a Isola delle Femmine lo scorso 8 novembre ai danni di una donna titolare di una tabaccheria. La rapina fruttò 23 mila euro. Tra cui 20 mila in preziosi e 3 mila in contanti. Il 20 novembre la banda di finti appartenenti alle forze dell'ordine tentò di mettere a segno un colpo in casa di un gioielliere di Partinico. Quella volta i rapinatori non riuscirono a portare nulla. Il gioiellerie finse un attacco cardiaco.
«Da parte della clinica Demma c'è stata la massima collaborazione all'indagine della polizia - dice il direttore sanitario Francesco Paolo Riolo - Abbiamo trovato le cartelle cliniche, le abbiamo messe a disposizione degli investigatori e ci siamo immediatamente resi conto che il paziente aveva presentato documenti falsi. Del resto la sua presenza era stata segnalata in questura come tutti gli altri pazienti presenti nella clinica. Da parte nostra c'è la massima collaborazione con le indagini disposte dalla procura».
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