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Palermo, chiesta l’adozione della fontana dei due draghi

Italia nostra vuole occuparsi del monumento di corso Calatafimi rovinato dall’incuria e dallo smog

PALERMO. Un tempo dovevano sembrare imponenti e regali. Oggi appaiono con le fauci asciutte e i volti segnati da rughe nere d’incuria e inquinamento. I due dragoni, dell’omonima fontana di corso Calatafimi situata in una piccola esedra di fronte all'Albergo delle povere, hanno perso il colore originario della pietra. A dominare è solo la tinta grigia dello smog prodotto dalle numerose auto che, ogni giorno, percorrono l’arteria stradale. I giocosi zampilli d’acqua sono solo un ricordo. Per terra la pavimentazione è dissestata dalle radici degli alberi e alcune cartacce fanno capolino tra le sbarre in ferro battuto della ringhiera. All’ingresso c’è un cancello con la serratura sprangata che vorrebbe proteggere i mostri marmorei ma che, di fatto, li condanna ancora di più all’isolamento e al degrado.
Ora, a liberare i due dragoni, sono scesi in campo i volontari dell’associazione Italia Nostra che, armati di tanta buona volontà e dall’infinito amore per i monumenti dimenticati della città, hanno risposto alla campagna Ditelo anche a noi lanciata dalla trasmissione radiotelevisiva Ditelo a Rgs. La campagna è rivolta ad associazioni e a gruppi di cittadini che vogliono adottare uno spazio verde abbandonato. Così i volontari di Italia Nostra hanno inviato un sms al numero 335 87 83 600 (ma è attiva anche l’email [email protected]) per chiedere al Comune di potersi occupare della famosa fontana, progettata da Mariano Smiriglio nel 1630. Obiettivo: «adottare» i due dragoni e rimetterli in sesto per poi aprire alle visite di studenti e di turisti. «Bisogna pensare – racconta Piero Longo, presidente di Italia Nostra – che la Fontana dei due Dragoni anticipa di 100 anni la famosa moda delle cineserie scoppiata nelle corti Europee un secolo dopo». La fontana è l’unica sopravvissuta (assieme a quella del Pescatore) delle cinque sorgenti che adornavano lo stradone di Mezzo Monreale: così si chiamava la strada voluta dal viceré Marcantonio Colonna per collegare la città di Palermo a Monreale, poi ultimata dal pretore Aleramo del Carretto, conte di Gagliano, nel 1595. «In realtà – spiega Francesco Paolo Sole, volontario di Italia Nostra – già due anni fa ci siamo occupati di ripulire il bene monumentale, di aggiustare il sistema di illuminazione e di riattivare il meccanismo che permetteva all’acqua di sgorgare». Circa 1.600 euro di interventi. «Dopo la nostra azione, però, tutto è tornato come prima – continua Sole - e a distanza di due anni il buio è tornato a fare da padrone e il meccanismo che permetteva all’acqua di uscire dalla bocca dei dragoni si è rotto. Ora siamo disposti nuovamente a spendere dei soldi per questo bene attraverso la nostra associazione che vive esclusivamente di volontariato». «Siamo ben lieti di accogliere questa richiesta – risponde Giuseppe Barbera, assessore comunale al Verde – dò piena disponibilità a realizzare una collaborazione». «Ci impegniamo – continua Sole – a ripristinare l’impianto idraulico e quello dell’illuminazione. La nostra idea è di realizzare un circuito automatizzato con accensione a tempo. Dopo avere fatto la manutenzione straordinaria, inoltre, vorremmo, occuparci della pulizia ordinaria ogni fine mese».
I due mostri, accovacciati su delle basi rettangolari, continuano a sperare di potersi rispecchiare nella grande vasca circolare. Nel frattempo è possibile divertirsi con un curioso fenomeno acustico: «Si verifica alle estremità del muro semicircolare che delimita lo slargo in cui è situata la fontana – spiega il presidente Piero Longo -. Chi si trova ad uno degli angoli del muro può udire con chiarezza quanto viene detto, anche a bassa voce, da una persona che si trova all'estremità opposta». Una stranezza nota ai ragazzi del quartiere che si divertono a organizzare divertenti scherzi.

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