PALERMO. L’ultima attesa si è conclusa con un sì della mamma del piccolo Gianluca all’espianto degli organi, un gesto estremamente generoso che traccia la vita in un momento di morte, che ha anche il carico della tragedia con cui fare i conti. Sono le ore quattordici quando la conferma arriva da una nota stampa dell’Arnas Civico, che spiega come la scelta della moglie di Ivan Irrera sia stata maturata durante i colloqui con i medici e gli operatori sanitari dell'Unità operativa di Seconda Rianimazione, diretta da Romano Tetamo, mentre si attendevano le sei ore di osservazione, previste per legge (12 per gli adulti), dal momento in cui viene dichiarata la morte celebrale.
Una notizia calata come una scure sul dolore già troppo grande di parenti e amici che sostavano da venerdì davanti alla porta azzurra della Seconda Rianimazione del Civico, in attesa di un miracolo. Aggrappata a due coetanei, forse amici, c’era la sorella del piccolo, occhi grandi e spezzati da un dolore difficile da gestire soprattutto per una ragazzina di quattordici anni che da un giorno all’altro ha perduto il padre, e per mano di questo, il fratellino.
Pian piano arrivano anche gli zii e i cugini, mentre il nonno rimane a margine della folla e macina passi da un punto all’altro del piazzale, ingoiando a fatica il dolore come fossero cocci di vetro, e ogni tanto quello sguardo perso nel vuoto sembra riprendere coscienza dell’orrore che ha investito la propria famiglia, con un guizzo sconvolto che gli veste gli occhi, gli fa alzare la testa e rivolgere lo sguardo verso sua nipote e il resto dei propri congiunti. Il viavai di persone è continuo, dopo quella notizia che nessuno osa ripetere, la piazza antistante il reparto in cui il piccolo si trova, si riempie, soffocata da lacrime fasciate da occhiali scuri, pugni sbattuti contro il muro, abbracci, parole sommesse, e la rabbia, che a volte viene rivolta anche ai “giornalisti sciacalli”, così qualcuno definisce i cronisti con sguardo severo.
«Li conoscevo da dieci anni – commenta una delle mamme che insieme ad altre si sono strette intorno alla famiglia Irrera -, mia figlia è stata compagna di classe della sorella, e anche mio figlio lo è stato del piccolo… è impossibile da credere, una famiglia così felice, gente tranquilla e disponibile. Impossibile davvero…». Lo sgomento per un gesto che firma il suo ultimo atto, quello più terribile, fa ripassare a memoria tutti i particolari sugli Irrera, su Ivan: proseguono a ripetere che era un uomo per bene, adorava i propri figli, «Ivan non può avere fatto questo, non può» grida qualcuno. Nonostante l’evidenza di fatti che gli inquirenti stanno tracciando, e nuovi particolari che fanno chiarezza sul caso, c’è chi continua ad aggrapparsi all’idea di un incidente, «un terribile e tragico incidente». Così la notizia delle difficoltà finanziarie e quei debiti che sembrerebbero stare dietro il gesto disperato dell’agente trentottenne, assistente capo della Mobile, provano ad essere smentiti.
Nella piazza ci sono anche volanti della polizia in staffetta, e colleghi in borghese dell’agente della squadra mobile, fanno quadrato attorno al dolore della famiglia. Una barriera protettiva tra loro e il resto, quel resto fatto di estranei silenziosi che passano in cordoglio, bisbigliando i particolari di un dramma che ha scosso tutti, dalla piccola cittadina palermitana di Misilmeri a uno Stivale che ogni giorno è attraversato da una disgrazia. L’omicidio-suicidio Irrera è l’ennesima, ma che la vittima sia un bambino di appena otto anni, ucciso, poi, dal padre con un colpo di pistola esploso a freddo sulla fronte, non può non sconvolgere. Sono i particolari di una tragedia con ancora dei punti oscuri, gli inquirenti stanno mettendo a posto i pezzi, fatti dalla dichiarazione della moglie, che si trova accanto al figlio, dal particolare delle due lettere scritte al pc e trovate in bella vista, in cui l’agente della sezione ‘Reati contro la pubblica amministrazione’ ha tratteggiato le ragione del suo folle gesto: «Chi sbaglia paga e muore lui e il figlio».
E a pagare per una colpa non propria è stato il piccolo Gianluca, di cui poco dopo le 8 di questa mattina è stata dichiarata la morte celebrale. Il prelievo degli organi sarà seguito dall'equipe della Seconda Rianimazione, e inizierà nel pomeriggio. Le fasi successive che porteranno al trapianto saranno coordinate dal Crt, il centro di riferimento regionale per i Trapianti.
TRAPIANTATI GLI ORGANI DI GIANLUCA. Sono stati trapiantati gli organi del piccolo Gianluca, il bambino di Palermo di sette anni ucciso dal padre poliziotto che poi si è suicidato. La madre, Antonella Cocuzza, ieri sera, all'ingresso delle equipe chirurgiche in sala operatoria per il prelievo degli organi, ha detto: «Il mio angioletto salverà tante vite». Il cuore è stato impiantato all'ospedale Sant'Orsola Malpighi di Bologna su un bambino di 8 anni, affetto da cardiomiopatia dilatativa. Il fegato agli ospedali Riuniti di Bergamo su un bambino di 4 anni colpito da epatoblastoma. Hanno cambiato destinazione i polmoni e i reni, che sarebbero dovuti andare a Milano e Padova. Per problemi legati alla compatibilità tra il donatore e i riceventi, gli organi sono stati riassegnati ad altri pazienti urgenti in lista d'attesa: i polmoni sono stati trapiantati a Padova su un ragazzo di 15 anni con fibrosi cistica; un rene è stato trasferito al Bambin Gesù di Roma per un dodicenne con uropatia malformativa, l'altro rene è stato destinato all'ospedale infantile di Torino per un ragazzo di 13 anni con displasia renale.
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