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«Tra Sicilia e Svizzera un legame fatto di affari e turismo»: parla l'ambasciatrice elvetica

Monika Schumtz Kirgoz in visita alla redazione del Giornale di Sicilia nel corso del suo viaggio nell'Isola

Il direttore del Giornale di Sicilia Marco Romano e l’ambasciatrice svizzera Monika Schumtz Kirgoz (foto Fucarini)

Da piccola, Monika Schumtz Kirgoz sognava di diventare astronauta. Poi le hanno detto che non era un lavoro per donne, così ha virato verso la carriera diplomatica. Svizzera di Basilea, è solare e piena di entusiasmo come una siciliana. Dal carattere amichevole, parla con passione di idee e progetti e, a tratti, ha pure la gestualità tipica dei meridionali, come i tanti che ha incontrato durante i tre giorni trascorsi a Palermo in visita ufficiale. Kirgoz, dal luglio 2021 ambasciatrice designata di Svizzera in Italia, Malta e San Marino (prima è stata a Beirut) in poco più di un anno e mezzo ha visitato cinque regioni del nostro Paese, ma, per una donna come lei che interpreta in maniera dinamica il ruolo diplomatico, sono ancora «troppo poche» perché avrebbe voluto conoscere già tutte le regioni d’Italia. Durante la sua permanenza a Palermo, tra una visita istituzionale e l’altra, l’ambasciatrice ha voluto visitare la redazione del Giornale di Sicilia.

Eccellenza, dopo essere stata in Sardegna lo scorso anno, ora è in Sicilia. Qual è stata la sua prima impressione arrivando a Palermo?

«Che vorrei ritornare per le vacanze con la famiglia. Mi è sembrato subito un luogo dove cultura e bellezza si intrecciano in maniera armonica».

Cos’è che l’ha tanto colpita?

«Il Teatro Massimo con il suo fascino solenne. Ma è tutta la bellezza multistrato della città ad avermi catturata: quella che unisce la storia degli arabi a quella dei normanni e degli spagnoli. Una città che, dopo gli anni delle stragi, ha saputo rinascere».

Invece, quando si pensa alla Svizzera vengono in mente le banche e il concetto di neutralità. Ma si può essere neutrali con una guerra in corso in Ucraina? Qual è il vostro atteggiamento?

«Per il continente europeo, inclusa la Svizzera, l’aggressione della Russia all’Ucraina del 22 febbraio 2022, rappresenta un cambiamento di paradigma storico. Fin dall’inizio del conflitto, la Svizzera condanna con la massima fermezza l’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina: neutralità non significa indifferenza, neutralità non significa neutralità di opinioni. Dall’inizio dell’aggressione militare, la Confederazione svizzera ha fornito aiuti umanitari alle persone colpite dalla guerra e accolto più di 75.000 rifugiati ucraini. La Svizzera è un paese profondamente europeo anche se non fa parte dell’Unione europea».

Dopo il crac (evitato) di Credit Suisse e il salvataggio da parte del suo concorrente Ubs, crede che la Svizzera abbia capito, improvvisamente, di poter essere fragile economicamente?

«Viste le condizioni e l’urgenza della situazione, la reazione delle autorità svizzere è stata decisa e forte. La decisione del Consiglio federale di approvare l’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, sostenuta da un backstop pubblico di liquidità, rafforzerà la fiducia nel sistema finanziario e creerà una maggiore stabilità per l’economia svizzera nonché per il sistema finanziario internazionale».

Quali sono attualmente i rapporti economici e le relazioni commerciali tra Sicilia e Svizzera?

«Le relazioni commerciali tra la Confederazione e la Sicilia sono caratterizzate soprattutto dalla passione che gli svizzeri hanno per questo splendido territorio. Basandoci sulle cifre pre pandemia, i turisti svizzeri figuravano stabilmente tra i primi dieci mercati di provenienza. In prospettiva, non ci sono dubbi che questa tendenza verrà di nuovo raggiunta e supererà i livelli pre pandemia. Non dimentichiamo che, negli ultimi anni, molti cittadini svizzeri hanno acquistato abitazioni di vacanza in Sicilia e talvolta hanno deciso di effettuare investimenti».

Un esempio?

«Il Ceo svizzero del colosso Curaden, Ueli Breitschmid, sviluppa le proprie attività di produzione vinicola nel siracusano con un investimento di 50 milioni di euro».

E le possibili future prospettive?

«A livello di flussi commerciali, il commercio bilaterale presenta certamente ampi margini di sviluppo. Ad oggi, esso rappresenta meno dell’1% del totale dell’interscambio commerciale tra i due Paesi. Potremmo immaginare sviluppi legati al Pnrr, in particolare nel settore dei trasporti con la costruzione del ponte sullo Stretto».

Tra emigranti e migranti, crede che la Svizzera degli anni ‘70 somigli un po’ alla Sicilia di oggi? Un’operazione di emigrazione - integrazione perfettamente riuscita è stata quella dei grigionesi Luigi Caflish e Alessandro Caviezel ancora vivi nel ricordo di palermitani e catanesi per le loro famose pasticcerie…

«Come dico spesso, tra Italia e Svizzera non ci sono 800 km di frontiera che dividono, ma uniscono».

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