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Albanese: «Basta enti inutili e assistenzialismo. Servizi ai privati»

Per il presidente di Confindustria Palermo la Gesip non produce e grava sulle tasche dei contribuenti: non si può ricorrere solo ad interventi tampone

Buttare giù il «palazzo» e ricostruire da zero. Per affrontare il problema dei precari degli enti pubblici della città e in particolare quello che riguarda i 1.555 dipendenti della Gesip non si può pensare di rinviare periodicamente la questione attraverso l’impiego di ammortizzatori sociali o soluzioni di ripiego come la mobilità verso altre aziende pubbliche. È il pensiero di Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Palermo, che auspica la creazione di un nuovo modello di sviluppo che si basi sull’esternalizzazione dei servizi, affidandoli ai privati. «Perché non si può più pensare di tenere in piedi una finta azienda come la Gesip. Negli ultimi mesi si è pensato solo a rinviare il problema, ma, così facendo, non si fa altro che salvare una forma di precariato organizzato».

Presidente, cosa intende quando parla di finta azienda?

«Quando parlo di impresa, intendo un’organizzazione che produce qualcosa. La Gesip è ormai qualcosa che produce nulla. E l’aggravante è che si tratta di qualcosa che grava sulle tasche dei contribuenti, perché la Cassa integrazione utilizzata per assistere questi lavoratori è un fondo tenuto vivo da soldi pubblici. Gli ammortizzatori sociali devono essere utilizzati per i dipendenti di imprese che hanno possibilità di ripresa e non per aziende senza prospettive come la Gesip».

Quale può essere, allora, la ricetta per inserire nuovamente questo bacino di operai nel mondo del lavoro?

«Bisogna azzerare tutto, non si può pensare di riorganizzare un’azienda difficilmente organizzabile. È necessario creare un nuovo modello di sviluppo».

Da cosa deve partire questo nuovo modello di sviluppo?

«Il Comune dovrebbe cominciare ad affidare i servizi svolti dagli operai ex Gesip a imprese private. Diserbo, manutenzione delle strade, spazzamento delle strade. Ormai tutte queste attività nel resto d’Italia sono affidate a privati».

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