La partita tra Parma e Palermo non si ferma al meno cinque in Serie A. Il club rosanero è pronto a presentare ricorso in Corte d'appello federale: la società ha a disposizione due giorni di tempo per il reclamo e non esclude di presentarsi al Coni qualora la pena non dovesse essere convertita in una sanzione "afflittiva", ovvero tale da togliere la promozione ai ducali.
La penalizzazione inflitta dal Tribunale federale è di cinque punti di penalizzazione nel campionato 2018-19, così il Parma rimane in A e il Palermo è "condannato" a disputare un altro anno in Serie B. È questa la sentenza emessa oggi dal Tribunale Federale in merito al caso Spezia-Parma e agli sms spediti da Emanuele Calaiò al calciatore spezzino Filippo De Col. "Ehi pippein non rompete il cazzein mi raccomando amico mio", oltre a "dillo anche a Claudien (Terzi, ndr)" e "soprattutto col rapporto che avete con me". Questi tre messaggi costeranno due anni di squalifica a Calaiò (oltre a 20 mila euro di multa) a dispetto dei quattro anni e mezzo richiesti dalla Procura Federale.
Il Parma, accusato di responsabilità oggettiva, riesce così ad evitare la retrocessione. Era stata chiesta una pena afflittiva, cioè da scontare nel campionato scorso, di due punti di penalizzazione. Il Tribunale, però, ha evitato questa pena visto che la conoscenza dell'illecito da parte della Società Parma «non è stata in alcun modo nemmeno ipotizzata». Di seguito parte del comunicato del Tribunale Federale.
“Questo Tribunale ritiene che la penalizzazione riferita alla classifica del campionato di serie B, oltre che estremamente afflittiva per la Società Parma Calcio, si porrebbe anche in aperto contrasto con lo stesso principio di afflittività previsto dal Codice di giustizia sportiva. Si è in presenza, nella specie, di un tentativo di illecito decisamente respinto dai destinatari dei messaggi e la cui conoscenza da parte del Parma non è stata in alcun modo nemmeno ipotizzata; l’odierna decisione, pertanto, viene assunta allo stato degli atti, in quanto non sentiti i dirigenti della società e non approfondita l’indagine con riferimento al suo tesserato Ceravolo Fabio il quale, se pure pronto a mettere a disposizione della Procura Federale il proprio telefono cellulare, non ha potuto dare corso a tale disponibilità per lo smarrimento del terminale, come da denuncia presentata all’autorità giudiziaria nel medesimo giorno dell’audizione".
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