Sono passati 45 anni dall’omicidio di Peppino Impastato e a Villa Filippina, a Palermo, si parla di indagini. Un pomeriggio all’insegna del diritto e dell’investigazione criminologica quello che ha segnato l’evento che si è svolto nella sala del planetario del parco a pochi passi dal Palazzo di giustizia: la morte di Impastato ha ancora oggi delle zone d’ombra e dopo oltre 40 anni, criminologi, avvocati, psicologi e giornalisti hanno analizzato quelle che sono state le indagini condotte.
Vere e proprie falle, «che hanno consentito l’opera di mascariamento di cui è rimasto vittima Peppino - sottolinea Francesco Leone, presidente dell’associazione giuristi siciliani -. Ripercorrendo le fasi delle indagini e impostandone una nuova, vogliamo dimostrare come oggi sarebbe impossibile riuscire ad arrivare alla tesi del depistaggio: per 22 anni l’omicidio Impastato ci è stato venduto come un suicidio di un pazzo anarchico che a voluto fare un attentato lungo i binari della ferrovia. In realtà, poi scopriremo che è era stata la mafia di Cinisi su mandato di Tano Badalamenti».
«Se ci fossero state quelle figure professionali di cui possiamo disporre ai giorni nostri sarebbe andata diversamente, poco ma sicuro - spiega Angelo Malizia, avvocato penalista e vicepresidente dell’Ancaf (associazione nazionale criminologi e analisti forensi) - pensiamo soltanto al ruolo dei genetisti o gli strumenti di cui godiamo oggi». Dopo la prima parte, dedicata soprattutto a professionisti e specialisti del settore, l’evento ha proseguito con un esercizio di memoria, dove sono state coinvolte tante scuole palermitane, in particolare i ragazzi del liceo artistico Damiani Almeyda e i ragazzi dell’Alberico Gentili, che attraverso opere ed esibizioni hanno portato sul palco il frutto del lavoro sinergico tra scuola e istituzioni territoriali.
Le interviste a Francesco Leone, presidente dell’associazione giuristi siciliani e ad Angelo Malizia, avvocato penalista e vicepresidente dell’Ancaf, l'associazione nazionale criminologi e analisti forensi.
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