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Villaciambra e i tappi di plastica che aiutano l'Africa: dal 2009 aule, borse di studio e pozzi

Un bellissimo esempio di solidarietà e riciclo viene dal quartiere Villaciambra di Palermo. Da 14 anni all'oratorio Don Bruno Di Bella si raccolgono tappi di plastica. Il ricavato della loro vendita ha consentito di supportare l’attività di padre Mario Pellegrino, missionario marsalese di trentacinque anni che vive nei villaggi del Sud Sudan e che aiuta sfollati e rifugiati con particolare riguardo ai giovani e alla loro istruzione attraverso il progetto delle borse di studio. Ma i "caps" aiutano l'Africa anche nel recupero e nella realizzazione di aule scolastiche e di pozzi d'acqua.

Dal 2009, grazie anche agli appelli durante le omelie, sono state recuperate tonnellate di tappi, che vengono raccolti in enormi sacchi (big bag), trasportati grazie a volontari in una ditta di Carini dove avviene la vendita e poi la trasformazione in tubi per l'irrigazione e cassette per la frutta.

Un esempio di solidarietà ma anche di sostenibilità, visto che grazie a questo impegno dell'oratorio, i tappi non finiscono tra i rifiuti indifferenziati o, ancora peggio, per strada o in mare.

“Lo stoccaggio avviene in un’area messa a disposizione da una famiglia del posto – spiega Tore Pastore, membro del consiglio direttivo dell’oratorio – e grazie alla buona volontà di tanti si riescono a raccogliere tonnellate di tappi. Ogni chilo di tappo ci viene pagato 18 centesimi e dal 2009, anno in cui è stata avviata la raccolta, al 2021 abbiamo raccolto 140 tonnellate di tappi”.

Dal 2018 è stata avviata una collaborazione con la comunità dei Comboniani della chiesa Santa Lucia del borgo vecchio a Palermo e la raccolta ha avuto un'ottima accelerata.

"Questo progetto ha aperto cammini interessanti – commenta fratel Claudio Parotti, missionario comboniano a Palermo – ed è stato raccontato anche con una foto- narrazione. Uno dei valori più grandi che mi muove sono le generazioni che verranno, non hanno diritto di venire in un mondo-spazzatura. La parola risolvere non mi appartiene, ma credo nella forza del segno. Patrocinare lo studio di altre persone – conclude – mi sembra qualcosa di paradigmatico, anche se non risolveremo l’analfabetismo in Sud Sudan o il problema dell’immondizia a Palermo”.

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