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Come riutilizzare l'acqua depurata, il progetto all'università di Palermo

Wideruptake of water smart solutions. Questo il nome del progetto che ha portato alla realizzazione all’interno del polo universitario di viale delle Scienze di un modello unico dimostrativo sperimentale dedicato al riuso dell’acqua depurata, al recupero di risorse della depurazione e minimizzazione dei fanghi biologici.

Undici milioni di euro, di cui oltre un milione e mezzo ad Unipa, dalla Commissione Europea e due anni di lavoro per realizzare il lavoro, caratterizzato da una forte connotazione multidisciplinare: il team di ricerca, infatti, ha coinvolto 4 dipartimenti, Ingegneria, Scienze agrarie, alimentari e forestali, Giurisprudenza e Scienze e tecnologie biomediche chimica e farmaceutiche. Nei primi due anni, oltre al dimostrativo presente all’edificio 8 di viale delle Scienze, il team è riuscito a realizzare altri due dimostrativi, presenti al depuratore di Corleone e di Marineo.

«Il progetto - spiega il professore Giorgio Mannina, ordinario di Ingegneri sanitaria e ambientale e responsabile scientifico del progetto - vuole trasformare il modello attuale di economia lineare. Facendo ricircolare l’acqua, questa può essere utilizzata per irrigare terreni e recuperare materiali quali nutrienti, plastiche, cellulosa, che possono essere reimpiegati invece che accumulati all’interno dell’ambiente. Applicare, quindi, il modello di circolarità». Un progetto ambizioso, che però incontra ancora molti ostacoli: «Miriamo a rompere quelle che sono le barriere economiche, sociali, amministrative e culturali - prosegue Mannina -. Abbiamo quindi costruito un dimostrativo che raccolga le acque prodotte all’interno del campus e le sollevi portandole nella stazione di trattamento per recuperare le risorse». Si tratta, dunque, di innestare un progetto di circolarità ma il progetto non può andare davanti da solo: «È necessario coinvolgere i portatori di interesse - conclude il professore -, bisogna coinvolgere la politica e i decisori perché possano utilizzare queste conoscenze e risorse per risolvere i grandi problemi del territorio siciliano, che versa in una situazione drammatica nell’ambito dell’acqua e del riuso delle risorse e della gestione dei rifiuti».

Un’università che vuole giocare un ruolo da attrice protagonista nella transizione verso una società sostenibile: «Un esempio evidente di sostenibilità - ha detto Massimo Midiri, rettore dell’Università degli studi di Palermo - e speriamo che possa rappresentare un modello. Mostra come l’università si pone a guida di un ragionamento che possa portare ad un miglioramento della nostra condizione di vita».

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