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Bimbi a Palermo incontrano il Pimpa, il clown impegnato nelle zone di guerra

Alla casa della cooperazione di Sant’Erasmo a Palermo è in corso la due giorni dedicata a Marco Rodari, in arte il Pimpa, clown in Italia e nei paesi in guerra.

La casa della cooperazione, bene confiscato alla mafia e affidato a CISS, che opera per la tutela dei diritti umani nel sud del mondo, è solita promuovere iniziative per gli adulti e i bambini di Sant’Erasmo - ma non solo -, quartiere sprovvisto di servizi per l’infanzia.

“Noi vorremmo costituire un presidio culturale per questa parte della città”, dice Valeria Ferrante, coordinatrice di casa della cooperazione, “proprio come la via in cui ci troviamo, via ponte di mare, intendiamo fare da ponte tra il centro della città e Sant’Erasmo, che si trova un po’ al margine”.

Il sabato pomeriggio, dunque, lo spettacolo di giocoleria, micromagia e recitazione, intitolato “Per far sorridere il cielo”, ha intrattenuto i bambini di Palermo, mentre per la domenica pomeriggio è prevista la presentazione del libro di Marco Rodari: il racconto della sua vita in Medio Oriente. “Mentre mi trovavo a Gaza è scoppiata la guerra. Sono rimasto e ho vissuto con i bambini di là”, commenta l’autore; e rispetto a cosa comporti lavorare in Paesi in conflitto, Marco Rodari dice che “per il pagliaccio non cambia nulla, i bambini sorridono ovunque alla stessa maniera”, pur essendoci senza dubbio tensioni diverse, “forse, si instaurano legami più profondi, quando si rischia la pelle insieme”.

La guerra, in ogni caso, lascia un segno, e Marco Rodari una volta tornato a casa decide di raccogliere dei fondi per ricostruire le abitazioni delle famiglie di Gaza che sono più in difficoltà, “famiglie in cui ci sono bambini disabili o gravemente malati”: un’opera di cui oggi l’Associazione “Per Far Sorridere il Cielo”, fondata da Marco, si occupa con costanza. Un altro importante obiettivo è quello di raccontare ai bambini “cosa fa il pagliaccio quando va in Siria, in Iraq e ascoltare le loro domande e soluzioni”, dice Marco, che proprio alla fine dello spettacolo fa proiettare delle fotografie che lo ritraggono in mezzo a un gruppo di bambini sorridenti, seduti su un cumulo di macerie.

“Quando c’è la guerra non si ha più una casa, i genitori non possono più andare a lavoro, non si va più a scuola e non si può più giocare a calcio”, racconta ai bambini mentre scorrono le immagini degli edifici bombardati. Subito dopo mette in scena l’ultimo numero di magia per cui tutti i piccoli spettatori devono aiutare il pagliaccio remissivo a non mollare, “insisti! riprova!”, si sente urlare per la sala: una lezione importante che proprio Marco ha imparato dai bambini di Gaza, i quali, dice mostrando altre fotografie che li ritraggono cresciuti, non si sono mai arresi.

Le interviste nel video di Virginia Cataldi.

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