Tracciabilità, trasparenza e la possibilità di fornire tutte le informazioni non tangibili di un’opera d’arte: dai passaggi di proprietà agli spostamenti, dai restauri alle esposizioni in mostre.
Tutto questo grazie alla tecnologia Blockchain, la “catena di blocchi” sulla quale funzionano i bitcoin ma che sta trovando applicazioni differenti e di grande interesse non solo per il settore finanziario ma anche per quello agroalimentare e, in questo caso, per quello culturale.
Un tema affrontato nel corso del “Caffè delle 9” un appuntamento mattutino a porte chiuse organizzato da Raffaele Mazzeo, advisor finanziario titolare di RmStudio, e da Massimiliano Marafon, storico dell’arte e docente all’Università di Palermo, a Palazzo Francavilla a Palermo che ha riunito sul tema esperti, imprenditori e professionisti.
«Con la Blockchain – spiega Mazzeo che ha messo a punto dei servizi che uniscono l’arte con questa tecnologia – non si digitalizza l’arte ma si crea un sistema per valorizzare e permettere di fruire della parte intangibile ed eterna dell’opera oltre che per gestire in maniera trasparente gli aspetti legali, fiscali e quelli legati alla gestione, alla circolazione e alla successione. Una registrazione di infinite informazioni che, fra l’altro, non possono mai essere violate da parte dell’uomo»
In collegamento da Milano è intervenuto come ospite anche Alessandro Guerrini, amministratore delegato di Open Care, azienda italiana che offre servizi integrati per la conservazione, la gestione e la valorizzazione di opere d'arte e collezioni: «Il mercato dell’arte – ha spiegato – ha una parte di opacità che lo blocca in alcuni casi. La Blockchain, invece, gli dà trasparenza, certezza e in questo modo potrà iniziare a dialogare con altri mercati, tra cui quello finanziario. È il percorso di trasparenza che porta ad una migliore valorizzazione dell’arte».
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