servizio di Rossella Puccio - Dimenticate Verdi, questa non è un'opera lirica. «I lavori compositivi -- spiega Massimiliano Pace, che ha curato le musiche ‒ sono stati fatti dimenticando Verdi». L'Aida di Roberta Torre, che debutterà nelle prossime ore al Teatro Biondo di Palermo, è un'opera sperimentale che omaggia Verdi in pochi passaggi, attingendo a qualche marcia e fanfara per introdurre i due personaggi principali: Aida (interpretato dall'eclettico performer e sopranista palermitano, Ernesto Tomasini, famoso in tutto il mondo e molto amato negli ambienti del teatro off londinese) e Radames (Rocco Castrocielo). «La scelta è la contemporaneità ‒ spiega la regista Torre ‒. Non ho mai pensato a un paragone con l'Aida verdiana, ma ho solo preso in prestito la storia». È un'opera che indaga senza la paura di osare, che lascia libertà agli attori di sperimentare e intervenire con la propria essenza, attraverso un registro caratterizzato dal mescolamento di generi: dall'avanspettacolo alla musica sperimentale, dalla elettronica al blues, dal fumetto alle fiabe Disney sino alla performance art. Un'opera di teatro musicale, un moderno canzoniere, così la Torre battezza la propria Aida scritta insieme a un giovane drammaturgo napoletano, Igor Esposito. È il racconto di una società dissoluta e in crisi, dove la guerra alberga, intesa però sotto le varie declinazioni che essa ha oggi, di un popolo oppresso, della frammentazione dell'identità indagata dal punto di vista psicologico, così che ogni personaggio diventa un archetipo. La scelta di una dualità maschile portata sul palco non è per la costruzione di un'opera queer, come erroneamente attribuito da molti, è la stessa regista a sottolinearlo. L'obiettivo era quello di dar vita a un'opera in cui mettere in scena personaggi che non fossero i classici o le classiche eroine, uomo-donna, per il racconto di un amore puro senza corpi che lo definiscano, di due identità che diventano l'uno specchio dell'altra in un gioco infinito. «Un'Aida che non si preoccupa di essere uomo o donna, che non è Aida ‒ spiega Ernesto Tomasini ‒ dall'animo un po' più punk». Anche il classico concetto di coro è stato rivisitato, 'sintetizzato' in pochi elementi e trasformato in un piccolo complesso di volpi antropomorfizzate. Il corpo diventa linguaggio e proprio il linguaggio viene reinventato: a Radamès viene affidata una lingua immaginaria, 'grammelot' che mescola echi di poemi cavallereschi e turpiloquio, che per certi versi ricorda anche il lavoro di Dario Fo: «Non abbiamo più lingua, più parole per raccontare la realtà, quindi occorre inventarsele. È questo il messaggio ‒ spiega la regista mentre tratteggia questa Aida che è soprattutto un grande circo che approda anche all'Aldilà -. C'è in questa mia Aida l'attualità di una civiltà che sta crollando a pezzi, dove riecheggiano solo brandelli dei fasti verdiani. È quello che ci troviamo a vivere oggi in Italia». Lo spettacolo resta in scena al Teatro Biondo di Palermo fino al 2 marzo. Al fianco di AidaErnesto Tomasini recitano, cantano e danzano Massimo Vinti (Amneris), Rocco Castrocielo (Radames), Salvatore D'Onofrio (Narratore/Domatore), Silvia Ajelli, Aurora Falcone, Giuditta Jesu. Le scene sono di uno tra i più promettenti scenografi del panorama teatrale italiano, Roberto Crea; e i costumi di Dora Argento, che ha curato scene e costumi per importanti teatri internazionali, collaborando al fianco di famosi registi.
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