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L'Ariston in piedi per Falcone e Borsellino, Saviano scuote le coscienze

Lungo applauso all’Ariston e standing ovation per l’omaggio che Amadeus ha voluto tributare ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Per ricordare le stragi di mafia arriva sul palco Roberto Saviano. «Per ricordare sì, ma ricordare - dice - non è un atto passivo, viene da “re-cordari”, rimettere nel cuore, non vuol dire provare nostalgia per Falcone e Borsellino, ma rimetterli in vita sentendoli battere in noi».

«Molti di noi - dice lo scrittore - ancora non c'erano, eppure la loro storia è parte della nostra memoria collettiva, per tutti noi sono simboli di coraggio. Il coraggio è sempre una scelta. Di fronte alla necessità di cambiare le cose, si può scegliere o lasciar perdere, ma non scegliere non significa essere neutrali, bensì essere complici», è il monito lanciato da Roberto Saviano. Ricordando Falcone e Borsellino, lo scrittore sottolinea che la loro storia è quella di «chi sceglie pur sapendo di rischiare». E cita gli esempi di Chinnici, Terranova, Saetta, Costa, Giacomelli, Scaglione, Livatino, «uomini e donne di giustizia finiti sotto i colpi delle mafie».

Falcone e Borsellino oggi «celebrati come eroi», subirono la «delegittimazione per creare diffidenza in chi era dalla loro parte», «furono accusati di spettacolarizzare il loro lavoro, di Falcone si arrivò a dire che la borsa con 58 candelotti all’Addaura se l’era messo da solo: non c'erano i social ma c'erano gli haters», ricorda lo scrittore, e quel fango «li aveva isolati e resi facili obiettivi, ma non è riuscito a sporcare il loro esempio».

Ricorda poi la storia di Rita Atria, che a 17 anni divenne la prima testimone di giustizia d’Italia grazie all’aiuto di Paolo Borsellino e che si tolse la vita dopo la morte del giudice, ma «la sua testimonianza portò alla condanna di molti mafiosi. Il coraggio dei testimoni di giustizia è di chi sa che cambierà la propria vita e di quelli accanto a sé».

«Il silenzio favorisce la mafia e lascia da solo chi la combatte», dice Saviano, secondo il quale «ogni volta che la società civile e la politica non si occupano di mafia creano un silenzio che finisce per favorire le mafie e ostacolare chi le contrasta».

«La neutralità - punta il dito Saviano - non ci tiene in sicurezza, ci costringe a rinunciare alla libertà, alla dignità, al diritto di ricercare la felicità. Il silenzio favorisce le mafie e lascia solo chi le contrasta», ma Falcone e Borsellino e Rita Atria «sono semi che sono germogliati, semi che possono diventare radici». Il monologo dello scrittore - che dal 12 febbraio condurrà su Rai3 Insider - si chiude con un brano di un tema di Rita Atria: «Se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo».

 

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