Ha aperto la campagna congressuale per la segreteria nazionale del Pd all'istituto Gramsci ai Cantieri Culturali della Zisa, a Palermo. Gianni Cuperlo, che vuole rifondare il partito e dargli un impianto culturale e politico solido, è stato accolto da grande partecipazione. Prima dell’inizio dei lavori è stato osservato un minuto di silenzio per la scomparsa di Biagio Conte.
Le primarie del Pd si terranno il 19 febbraio 2023. Cuperlo ha 61 anni, è deputato ed è già stato candidato alle primarie del Partito Democratico nel 2013. Arrivò secondo, prendendo il 18 per cento dei voti contro il 67 per cento di Matteo Renzi. Divenne poi presidente del Pd, con Renzi segretario, e da allora è sempre rimasto nel gruppo dirigente del partito.
“Mi sono candidato perché penso che quando si subisce una sconfitta severa come quella che abbiamo subìto noi tre mesi fa non bisogna mettere la polvere sotto il tappeto – dichiara Cuperlo -. Dobbiamo capire come è stato possibile in 15 anni perdere oltre 6 milioni di voti e come si possa ricostruire un rapporto di fiducia con quella parte del Paese che aspetta da noi una chiara risposta ai suoi bisogni”. E’ stato questo il taglio che si è dato all’apertura del congresso. “Del Pd dobbiamo mantenere l’intuizione originale – continua Cuperlo - ovvero l’idea di fondere le culture del riformismo italiano, la Sinistra storica, il cattolicesimo democratico, la cultura ambientalista, il movimento femminista in una nuova identità che sia all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte in questo tempo storico. E le sfide sono quelle di un mondo che si presenta con il volto della guerra nel cuore del nostro continente, con le disuguaglianze che si approfondiscono nel cuore delle società e delle economie più avanzate e con una destra venata di impulsioni autoritarie”.
La parola chiara che il candidato alla segreteria del Pd mette al centro di questa campagna è “salari”. “Da 30 anni nel nostro Paese sono fermi, inchiodati – conclude Cuperlo -. Abbiamo perso il potere di acquisto del 2,9 % rispetto al 1990. La Germania ha incrementato il potere di acquisto dei suoi salari del 33%, la Francia del 31%, la Spagna del 6%. Ci sono più di 5 milioni di italiani invece che vivono sotto la soglia di povertà e una fascia di precarietà giovanile che interroga il livello di civiltà di questo Paese. A questo aggiungiamo il diritto a curarsi, dopo due anni di pandemia, evitando liste di attese bibliche per un esame diagnostico o una visita specialistica. Chi ha le risorse in banca ricorre al privato e chi non le ha? Non bisogna riconoscere solo il principio dell’uguaglianza ma è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono materialmente l’espressione di uguaglianza”.
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