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Telecomunicazioni, lavoratori in piazza a Palermo: «Posti a rischio, settore in declino»

In sciopero contro lo scorporo di industrie e servizi, contro i ritardi su banda ultralarga e 5G, contro l’arretratezza digitale dei territori, contro il dumping contrattuale delle aziende del customer relationship e dei processi outsourcing, che comprime salari e diritti. A Palermo la manifestazione partita da piazza Castelnuovo e giunta alla prefettura, è stata indetta da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.

«Riprendiamoci il futuro» è  lo slogan scelto per lo sciopero nazionale del settore delle Telecomunicazioni. A rischio, secondo i sindacati, è la tenuta occupazionale di tutto il comparto e dell’indotto. Obiettivo dello sciopero è difendere oltre 20 mila posti di lavoro e rimettere il settore al centro della transizione digitale del Paese con il corteo che ha marciato verso la prefettura.

«Siamo arrivati ad un bivio – spiega Tania D’Agostino, segretario regionale Fistel Cisl Sicilia - e il settore delle telecomunicazioni è in declino. Invitiamo il governo a prendersi le proprie responsabilità. Il settore negli ultimi anni ha visto solo interventi quali la cassa integrazione, cambi di appalto, clausole sociali ma questa non è la soluzione. Le risorse del Pnrr dovrebbero essere investite sulla trasformazione digitale, così facendo si supererebbe questa crisi».

Emiliano Cammarata, segretario Slc Cgil Palermo sottolinea: «Negli ultimi 10 anni questo settore ha perso 1 miliardo di euro all’anno di fatturato. Chiediamo intanto di fermare il progetto dello scorporo della rete dai servizi e di costruire un insieme di regole per il settore dei call center all’interno delle telecomunicazioni. Serve una seria politica industriale per il settore abilitante di tutte le innovazioni tecnologiche che ci sono state e ci saranno da qua a tre anni. Gli ammoritizatori non sono la soluzione. Troppe rinunce sono state fatte dai lavoratori negli ultimi 20 anni».

Fabrizio D’Ancona, sposato con figli, lavora come operatore call center da 20 anni. «Ho già fatto due cambi di azienda – dice -. Questi cambi azzerano un po' le contrattazioni territoriali. È come ricominciare da capo e questo significa perdere diritti e salario. La preoccupazione è grande perché c’è la consapevolezza del fatto che il tempo indeterminato è solo sulla carta ma continuiamo ad essere sempre precari».

Attualmente Almaviva, la più grande azienda del comparto, sta dismettendo totalmente la sua presenza in città con preoccupazione dei 220 lavoratori della commessa 1500 (servizio emergenza sanitaria), dei circa 40 lavoratori della commessa American Express, dei circa 190 lavoratori del cambio appalto Trenitalia e Abramo in amministrazione giudiziale. Per Comdata è stato attivato l’ammortizzatore sociale sulla commessa Tim, a System House incerto il futuro dei 225 lavoratori, in vista della scadenza del contratto di servizio elettrico nazionale. E poi ci sono le procedure di licenziamento su Vodafone, la procedura di separazione della rete avviata in WindTre, la separazione della rete di Tim in una fase di stallo totale.
Tra le altre richieste una clausola sociale per legge, valore erga omnes dei contratti per evitare il proliferare dei contratti pirata, l’operatività del fondo di settore. Alle aziende inoltre i sindacati chiedono «una visione industriale di prospettiva e non scelte meramente finanziarie».

Nel video Tania D’Agostino, segretario regionale Fistel Cisl Sicilia – Emiliano Cammarata, segretario Slc Cgil Palermo – Fabrizio D’Ancona, impiegato call center.

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