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Appalti e sviluppo, da Palermo il piano per la Sicilia: si punti sull'economia del mare e sul Ponte

Tanti i temi affrontati al Palermo Cruise Terminal. Il Mediterraneo al centro dei cambiamenti in atto negli assetti geopolitici, commerciali, produttivi ed energetici. Su questo si sono confrontati autorità portuali, militari, amministrazione locale, regionale e nazionale. L’incontro «Noi, il Mediterraneo... 12 mesi all’anno» è stato promosso dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale, con la partecipazione di esperti e operatori del mondo delle crociere, del settore industriale, marittimo, bancario.

Dopo una importante ripresa dopo la crisi della pandemia da Covid, tante le incognite legate alle tensioni tra gli Stati, con il Mediterraneo che ne risente specialmente sulla sua parte Orientale. Nasce per questo motivo l’esigenza di dar vita a un quarto convegno, a cui erano presenti il presidente dell’Adsp del mare di Sicilia occidentale Pasqualino Monti, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, Raffaele Macauda, comandante della Capitaneria di porto di Palermo e direttore marittimo della Sicilia occidentale.

«In questa terra le cose si possono fare, i risultati si possono conseguire – dichiara Pasqualino Monti -. Una infrastruttura come quella dei nostri quattro porti, che è cresciuta negli ultimi quattro anni, sotto tutti i profili, che riguardano l’economia del mare. Siamo cresciuti per numero di passeggeri, per numero di persone che operano. Erano 19 mila nel 2017 e sono 23 mila oggi. Siamo cresciuti per merce movimentata. Abbiamo fatto quasi il 300 per cento rispetto al 2018. Evidentemente lanciamo questo messaggio: la Sicilia ha una posizione strategica».

«Mi auguro che la Sicilia possa diventare centrale dal punto di vista economico. Il Mediterraneo non è più mare di frontiere, che divide. Oggi è mare di cerniera», ha detto il ministro per le politiche del mare, Nello
Musumeci, collegato in video conferenza all’evento al porto di Palermo. «La Sicilia deve sfruttare questa opportunità e deve giocare un ruolo importante, ma il protagonismo va anche conquistato, con iniziative coraggiose che devono convergere verso obiettivi comuni. La Sicilia è avvolta dal mare. - ha concluso Musumeci -. Abbiamo la necessità di mettere insieme tutte le filiere che concorrono all’economia del mare: dall’area marittima alla tutela del mare, dalla movimentazione alle attività turistiche, dalla cantieristica alla nautica da diporto».

In collegamento anche il ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini il quale ha ribadito l'impegno del governo per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Servirà una legge speciale o sarà sufficiente il nuovo Codice degli appalti? «Ci stiamo ragionando, c'è un dibattito in corso tra gli esperti - ha commentato -. C'è chi dice che serve un 'modello Genova', mentre altri sostengono che sia sufficiente l’attuale normativa. A me interessa partire con un progetto inattaccabile, ma deve essere un’opera che nei secoli dimostrerà l’ingegno e la bravura italiana». Poi ha aggiunto: «Nell’ultimo consiglio dei ministri abbiamo approvato il nuovo codice degli appalti che vedrà la luce entro tre mesi. È emersa qualche critica assolutamente ideologica da parte di chi ritiene procedure più veloci possano aiutare la criminalità, mentre è vero l’esatto contrario. Quindi sarà un testo snello, con appalto integrato, che alza le soglie, venendo incontro ai Comuni per lavori di pubblica utilità».

Sulle novità apportate dall’esecutivo al Codice degli appalti è intervenuto anche Monti: «Questo governo ha davanti a sé un lavoro immane perché c'è veramente la necessità di un cambiamento. In questo Paese abbiamo un grande tumore che è la burocrazia. Questo è un primo segnale importante, mi sembra che la direzione presa sia quella giusta». E ancora: «C'è anche un problema di tempi nel rilascio delle autorizzazioni ambientali spero che il governo possa entrare a gamba tesa su questo tema perché fino a quando il termine per una autorizzazione ambientale non sarà perentorio ma rimarrà ordinatorio, noi passeremo anni nelle commissioni Via-Vas. Questo vale sia per le Regioni sia per il ministero dell’Ambiente. Penso che oggi, invece, ci sia la necessità per le infrastrutture strategiche di ottenere il via libera ambientale entro i 45 giorni».

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