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Divario tra Nord e Sud, nulla è cambiato: "Il Pnrr una grande occasione per il Mezzogiorno"

Il divario economico tra il sud e il nord del Paese è ormai storia nota. Dopo una breve parentesi nell’arco degli anni 70’, il Mezzogiorno ha sempre faticato a tenere il passo e la doppia crisi del periodo dal 2008 al 2013 ha avviato una ulteriore fase sfavorevole con una caduta del Pil assai più intensa e un recupero molto più contenuto rispetto al Centro Nord nel periodo segnato dalla ripresa. Neanche lo shock pandemico, risultato certamente simile in tutto il Paese, è riuscito a accorciare la forbice tra le due aree geografiche: ancora una volta, infatti, la risalita del Sud risulta essere più lenta.

Il quadro fornito dall’ultimo studio di Bankitalia presentato oggi a Palazzo Steri a Palermo ha mostrato, ancora una volta, un’Italia a due velocità: le cause che tengono incatenato il Sud sono molteplici, da una dotazione infrastrutturale (collegamenti stradali e ferroviari meno veloci, minori accessibilità a porti e aeroporti) inferiore, che porta a una minore qualità delle reti di distribuzione, alla formazione dei più giovani: significativi i ritardi registrati nella qualità di quest’ultima, che emergono fin dalla scuola primaria e si accentuano durante il periodo della scuola secondaria e sfociano in una maggiore propensione all’abbandono e maggiori difficoltà nel percorso di studi universitari.

A questi vanno sommate le criticità della giustizia civile: al Sud, infatti, la durata dei procedimenti ciivli è maggiore di circa l’80%, dato sicuramente figlio dell’enorme calo dei dipendenti e del gran numero di procedimenti avviati e di maggiore complessità. Tutti fattori che, legati al grande problema delle infiltrazioni della criminalità organizzata - per cui è stata stimata una crescita dello 0,5 in più del Pil qualora ne venisse azzerata la presenza - pesano tantissimo sull’economia del Mezzogiorno, già di per se caratterizzata da un sistema imprenditoriale frammentato, poco produttivo e caratterizzato da un basso livello di innovatività e apertura agli scambi internazionali: dal Sud, infatti, si originano soltanto il 10% delle esportazioni italiane. Del resto, le condizioni del costo del credito sono le più sfavorevoli: le aziende meridionali sono costrette a pagare tassi di interesse più elevati e ricevono più spesso richieste di fornire garanzie. Tutte condizioni legate al funzionamento della giustizia, dall’elevato livello di infiltrazione della criminalità organizzata e dal più bassi capitale sociale, che rendono più frequente l’insolvenza e più difficile il recupero dei crediti: «I divari Nord Sud sono in quasi tutti i settori - spiega Emanuele Alagna, direttore della sede di Bankitalia di Palermo -. Il Pnrr, alla luce di questo nuovo studio, è un’occasione che il paese non può perdere: può riportare il Sud al centro dell’attenzione e trasformarlo in motore di sviluppo per la Nazione».

Il tema ha toccato da vicino anche l’Università, che ha infatti ospitato nella propria sede amministrativa l’evento: «Molti dei nostri giovani hanno ottime idee - ha detto Massimo Midiri, rettore dell’università - ma per metterle a terra ci vuole qualcuno che li aiuti nelle prime fasi di impresa e i finanziamenti sono molto importanti. Il divario tra atenei è soprattutto tecnologico, dobbiamo colmare questo gap e lavorare sulle persone, che devono formarsi e avere la possibilità di restare a casa».

E chi la situazione economica siciliana la conosce bene è Luca Bianchi, già assessore all’Economia dal 2012 al 2014, e oggi direttore generale dello Svimez, associazione che promuove lo studio delle condizioni economiche nel Mezzogiorno al fine di proporre programmi d’azione concreti: «Il rapporto fotografa un divario che dopo le politiche di risanamento tra il 2013 e il 2013 si è profondamente ampliato e questo ha impattato anche sull’offerta dei servizi pubblici. In questo il Pnrr è una risorsa straordinaria: ci sono circa 80 miliardi destinati al Mezzogiorno ma il problema è metterli a terra. Il nostro allarme è che c’è una grande difficoltà per i Comuni ad avere una adeguata progettualità».

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