In Italia almeno 30 mila imprese del commercio, della ristorazione e della ricettività sono oggi ad elevato rischio usura. È uno dei dati emersi nel corso del convegno di Confcommercio Palermo su "Il ruolo delle rappresentanze d'impresa contro la criminalità a 30 anni dalle stragi di mafia" a Villa Igiea.
Nel Paese l'illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi quasi 31 miliardi di euro e mette a rischio circa 200 mila posti di lavoro, dice l'associazione. La perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto è pari al 6,3%. In dettaglio, l'abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro, l'abusivismo nella ristorazione pesa per 4,8 miliardi, la contraffazione per 4,1 miliardi, il taccheggio per 4,3 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8 miliardi.
All'incontro presente, fra gli altri, Maria Falcone: "Contro il fenomeno del pizzo è necessaria una repressione forte e costante, degna di uno Stato di diritto. Vi prego - ha aggiunto rivolgendosi agli imprenditori e alle istituzioni presenti in platea - riscrivete la storia economica di Palermo e della Sicilia, create una scuola diversa, per far si che nasca una società in grado di ribellarsi alla criminalità. Solo attraverso lo sviluppo si può vincere la mafia".
A fare gli onori di casa Patrizia Di Dio, vicepresidente nazionale e responsabile legalità di Confcommercio: "Non c'è sviluppo, non c'è impresa senza legalità e sicurezza. Parlo a nome di tante imprenditrici e tanti imprenditori onesti che fanno il proprio dovere tutti i giorni, che rispettano le regole e che creano valore sui valori - ha detto Di Dio - Legalità e sicurezza sono le garanzie per esercitare il nostro diritto alla libertà di impresa. Con uomini e donne sempre più liberi dalle mafie e dall'illegalità, l'impresa cresce di più, la società cresce di più, l'umanità cresce di più".
«Noi dobbiamo essere rapidi a dare risposte agli imprenditori in difficoltà. La politica non può chiedere solo il voto prima delle elezioni, ma deve mantenere le promesse e dare risposte che facciano fare il salto etico alla società», ha detto Lia Sava, procuratrice generale presso la corte di appello di Palermo. “Ben vengano le riforme che agiscano velocemente sul recupero e sul riutilizzo immediato dell’impresa - ha proseguito - Servono interventi in chiave sinergia, dobbiamo parlare fra di noi. In questi 30 anni abbiamo siglato diversi protocolli che sono rimasti lettera morta, accordi di legalità che ci hanno deluso. Ma se nessuno pagasse il pizzo? Cosa nostra si troverebbe nuda e inerme. Il salto etico potrebbe essere questo: superare la paura», ha concluso la procuratrice.
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