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Blutec di Termini, i sindacati: "Per i lavoratori futuro sempre più incerto"

Più di 3 mila posti di lavoro a rischio, in Sicilia è una primavera di crisi. Almaviva, Covisian, Blutec, teatri e Pfizer di Catania, vertenze aperte e lavoratori sulla graticola.

A Termini Imerese continua l’anomalo record dei dipendenti ex Fiat, ormai Blutec, fabbrica praticamente ormai dismessa. Oltre 10 anni di cassa integrazione e la parola licenziamento che riecheggia insistentemente. Nonostante gli anni passino, i lavoratori restano in cassa integrazione con i nuvoloni che si addensano sul loro futuro: “Se è vero che il Mise ha ridotto da 150 a 35 milioni la quota di finanziamento dell'accordo di programma per la reindustrializzazione di Termini Imerese significa che il ministro Giorgetti ha deciso di abbandonare l'area industriale: un atto gravissimo – dichiara Roberto Mastrosimone, Fiom Cgil Sicilia - l'accordo per Termini Imerese nasce nel 2012. Subito dopo l'uscita della Fiat, lo Stato e la Regione fecero un patto con gli ex lavoratori dello stabilimento e quelli dell'indotto per attivare un tavolo per la reindustrializzazione coinvolgendo anche Invitalia".

E aggiunge: "I 240 milioni nascono grazie alle lotte dei lavoratori perché quei fondi erano e sono funzionali a quel patto. L'accordo è stato rinnovato più volte da tutti i governi che si sono succeduti negli anni. Se il governo Draghi non dovesse mantenere quel patto sarebbe un fatto gravissimo, il Mise metterebbe una pietra tombale sulla vertenza e sul futuro di un'intera area industriale. Noi non lo permetteremo e metteremo in campo tutte le iniziative perché quell'accordo di programma venga riconfermato così come fu sancito da quel patto tra Stato e Regione siciliana".

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