Per dire di no al declassamento della sede siciliana di Terna, la società che si occupa della trasmissione e del dispacciamento dell'energia elettrica sulla linea ad altissima e alta tensione in tutto il territorio nazionale, scendono in campo i sindacati di categoria Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil che si rivolgono al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, anche in qualità di presidente di Anci Sicilia affinché intervenga sulla riorganizzazione messa in atto dalla società. E' previsto l'accorpamento della sede regionale presente a Palermo con il dipartimento Centro, insieme con Lazio, Abruzzo e Molise, trasferendo le figure apicali finora presenti in città in altre regioni.
Nel pomeriggio, a Palazzo delle Aquile, ai giornalisti è stata illustrata la situazione dai sindacati, alla presenza del sindaco Orlando e dell'assessore comunale al lavoro Giovanna Marano.
"Ancora una volta veniamo penalizzati - dice Calogero Guzzetta, segretario provinciale Filctem-Cgil -. Ricordiamo che dei 9 miliardi di investimenti previsti, alla Sicilia ne sono destinati 1,8, che serviranno a implementare gli impianti per far diventare l'Isola 'hub' di collegamento nel Mediterraneo tra Italia e Paesi del Nord Africa". Con la direzione di Palermo che verrà di fatto smantellata, le figure dirigenziali di riferimento saranno a Roma. "E' un declassamento - aggiunge Guzzetta - perché in una fase di investimenti, il nostro territorio viene privato del personale, la qual cosa significa non riconoscere il valore e le capacità professionali presenti. La mossa di Terna è la stessa fatta da Enel nel 2018, ma poi quando sono stati riscontrati problemi Enel è tornata sui suoi passi".
"Il messaggio che passa - dice Orlando, che invierà una lettera all'ad di Terna e per conoscenza anche al governo regionale - è che qua si fanno solo le opere, ma che non si progetta. Non è comprensibile che una struttura statale come Terna investa in Sicilia ma non sulla Sicilia".
Attualmente in Sicilia Terna ha 200 dipendenti, di cui 115 a Palermo, "che non potranno garantire - osservano i sindacati - la realizzazione degli investimenti previsti dal piano industriale". "Il declassamento è grave - dice Giovanna Marano - perché prelude ad un disimpegno a fronte di investimenti che verranno gestiti dal Lazio , 'scippando' un'attuale area operativa di trasmissione".
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