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La Rinascente chiude a Palermo: "Dramma per 150 famiglie". Sit-in dei lavoratori, c'è uno spiraglio

La Rinascente chiude a Palermo e partono le due giornate di sciopero col sit-in organizzato dai sindacati Filcams Cgil e Uiltucs. "Un dramma per 150 famiglie", urlano i dipendenti che questa mattina hanno manifestato in piazza San Domenico.

I vertici dell'azienda hanno comunicato ieri la data dell'addio, fissato per il 31 ottobre, ma c'è ancora uno spiraglio per scongiurare lo stop definitivo. Una fumata nera, quindi, l’esito dell’ultimo tentativo di rinegoziare il canone d’affitto dell’immobile di proprietà del fondo pubblico pensionistico Inarcassa di ingegneri ed architetti, gestito dal fondo immobiliare Fabrica Immobiliare. Ma l’ad di Rinascente, Pierluigi Cocchini, ha detto che cercherà di trovare un accordo entro la fine del contratto, in scadenza il 30 settembre: canone di 2,4 milioni l’anno.

I dipendenti intanto hanno avviato una petizione online, mentre i sindacati hanno scritto a Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Sicindustria, Federalberghi, e Fipe, invitando loro e tutti i negozianti di via Roma «a sostenere attivamente» lo sciopero e il sit-in in piazza San Domenico.

"Non c'è solo il dramma dei lavoratori dietro la chiusura dalla Rinascente - dice Marianna Flauto, segretario generale di Uiltucs Sicilia -, ma c'è anche un duro colpo per Palermo e per via Roma che così morirebbe. Non si capisce come ancora non si trovi un accordo".

Anche il presidente del Consiglio Comunale di Palermo Salvatore Orlando e quello della commissione Attività produttive Ottavio Zacco hanno invitato i consiglieri a partecipare al sit-in per scongiurare la chiusura della Rinascente. Ampia la mobilitazione sia dal mondo dei sindacati che della politica, a sostegno della vertenza ci sono pure Ignazio Baudo della Uil Palermo e il deputato Udc Vincenzo Figuccia.

Il sindaco Leoluca Orlando, invece, ha inviato una lettera ai ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro, Stefano Patuanelli e Nunzia Catalfo, per chiedere la convocazione congiunta di un tavolo di crisi: "Si è determinata, infatti, un’ansiogena tensione sociale – ha scritto il sindaco - poiché le conseguenze di questo mancato accordo hanno delineato la trama di un possibile disimpegno del gruppo Rinascente dalla città, facilitato dalla crisi che colpisce il settore commerciale a seguito della pandemia». Al governo nazionale si è rivolto anche Davide Faraone, presidente di Italia Viva, che ha presentato un’interrogazione: «Dalle parole di Cocchini – ha detto - si evince la disponibilità a cercare ancora un possibile accordo, bisogna trovare una soluzione».

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