PALERMO. In Sicilia dimezzata la spesa per beni culturali e servizi ricreativi Confartigianato: connubio tra imprese e turismo per rilanciare l’economia siciliana.
Rispetto alla media nazionale si registra un gap di 786 milioni.
Rilanciare beni culturali e turismo per dare un nuovo slancio alle imprese: così può anche ripartire l’economia dell’isola.
È questa la ricetta di Confartigianato Sicilia, guidata da Filippo Ribisi, per dare un nuovo impulso al sistema economico siciliano.
Se ne è discusso all’Assemblea regionale siciliana, nel corso del convegno organizzato da Confartigianato Sicilia, “Beni culturali e turismo in Sicilia. Il contributo delle imprese”.
Investire in interventi di manutenzione, protezione e restauro dei beni culturali e ricreativi della Sicilia porterebbe probabilmente anche alla crescita di questo flusso di turisti. Ma non solo: se fossero direttamente coinvolte le 20.861 imprese del territorio che si occupano di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio, di cui oltre la metà (55,8%), pari a 11.635 unità, sono artigiane, si aggiungerebbe un ritorno in termini economici per il tessuto imprenditoriale dell'intera Isola.
“Migliaia sono le imprese che contribuiscono con la manutenzione, con il restauro, con l’installazione di apparati tecnologici, alla conservazione del Bene, alla sua valorizzazione, alla fruizione in modo ottimale – ha detto il presidente di Confartigianato, Filippo Ribisi –. In un contesto che vede la Sicilia fanalino di coda di classifiche stilate sulla base di freddi indicatori delle performance economiche (pensiamo all’occupazione, alla burocrazia, all’incapacità di spendere le risorse comunitarie) ci chiediamo come si possa omettere di considerare che l’immenso patrimonio storico–culturale che essa possiede è indissolubilmente legato al suo sviluppo economico. Il connubio beni culturali e turismo - ha concluso Ribisi – è per noi la formula su cui puntare per il futuro dell’Isola, punto di partenza per una ritrovata crescita economica di stabile durata, perché richiede di partire semplicemente da ciò che si ha già, non occorre inventarsi nulla. In fondo la Sicilia non è mai stata ricca di altro se non della sua storia, dei suoi paesaggi e del suo clima”.
In Sicilia la spesa media per beni culturali e servizi ricreativi tra il 2013 e il 2015 - ultimi dati disponibili - è di 553 milioni di euro, pari a 109,2 euro pro capite. Rispetto alla media nazionale, nel periodo tra il 2009 e il 2015, si registra un gap di 786 milioni di euro nella spesa per beni culturali e servizi ricreativi. In particolare nel corso degli otto anni esaminati si osserva un dimezzamento della spesa (- 54,4%) per l'acquisto di beni e servizi, in cui rientrano le spese per interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali.
Una minor spesa in interventi di manutenzione, protezione e restauro va col tempo a ledere la bellezza dei 257 musei e istituti culturali presenti su tutta l’Isola: 175 musei e gallerie, 40 aree o parchi archeologici e 42 monumenti o complessi monumentali. Il numero totale di persone che si sono recate a visitare i gioielli culturali siciliani sono 5.238.357 (dato anno 2015). Con una quota significativa di visitatori stranieri, come si deduce dai dati relativi ai flussi turistici della regione secondo cui ben il 44,2% dei 4.321.491 turisti provengono dall’estero.
E i numeri confermano che la strategia di Confartigianato può essere vincente. Il recupero del 70% del gap di spesa, rispetto alla media nazionale, per l’acquisto di beni e servizi per il settore Cultura si tradurrebbe in Sicilia in 1.198 nuovi posti di lavoro nelle oltre 20 mila imprese che si occupano di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio (oltre la metà artigiane).
“Attivare questo meccanismo di miglioramento dei beni culturali del territorio – ha sottolineato Andrea Di Vincenzo, segretario regionale di Confartigianato Sicilia – darebbe vita a un vero circolo virtuoso: più turismo e più occupati e più lavoro per le imprese della manutenzione, protezione e restauro, ma anche ricadute positive, di conseguenza, per le 16.368 imprese artigiane dell’abbigliamento e calzature, agroalimentare, trasporti, ristoranti e pizzerie e bar, caffè e pasticcerie potenzialmente coinvolte da domanda turistica”.
Nella sala Gialla dell’Ars, ospiti d’eccezione.
A fare gli onori di casa, Giuseppe Lupo, vicepresidente dell’Ars. Ottavia Ricci, consigliera per il turismo sostenibile del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, è intervenuta sottolineando come “l’artigianato può portare progresso, innovazione e attrattività per il Paese. Il turismo è fatto dalle persone e sono le persone che creano attrattività. Gli artigiani sono creatori, persone che sviluppano cose nuove e attrattive. Non possono essere sostituiti da macchine e robot. Ci sarò sempre bisogno della creatività e dell’intelligenza dell’artigiano”.
Tra gli interventi anche quello di Fabio Granata, direttore del Distretto turistico Sud-est, che ha sottolineato le opportunità che potrebbe ottenere la Sicilia se il distretto dovesse diventare capitale della cultura 2020, con la messa in moto di un processo produttivo legato alla cultura.
Antonio Purpura, ordinario di Economia applicata dell’Università di Palermo ha focalizzato la sua attenzione sulle strategie da sviluppare. Mentre Laura Anello, presidente de “La via dei tesori” ha raccontato l’esperienza virtuosa di questa iniziativa giunta all’undicesima edizione, modella da esportare da sud a nord.
Presente anche il segretario generale di Confartigianato Imprese, Cesare Fumagalli. “Dobbiamo fare un’operazione di narrazione di quelle che sono le capacità delle imprese artigiane in Sicilia – ha detto –. Inoltre, bisogna integrare le economiche, solo così può scattare un meccanismo di successo”.
Immagini di Marco Gullà
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