PALERMO. I lavoratori del Teatro Biondo di Palermo annunciano la loro opposizione con scioperi, occupazioni degli uffici del direttore, manifestazioni davanti al palazzo del Comune e della Regione, lettura di comunicati durante gli spettacoli, e la creazione di un network di solidarietà tra i teatri e tra i lavoratori degli altri teatri della città, al provvedimento «unilaterale preso nei confronti di 12 dipendenti sospesi dal servizio a partire dal 10 ottobre».
Ieri si è costituito un comitato di lavoratori, che raggruppa tutte le sigle sindacali, al termine dell'assemblea che si è svolta nei locali del Biondo. Il provvedimento contestato, che ha provocato la rottura delle relazioni sindacali, è quello che è stato annunciato nel piano di risanamento del teatro e prevede il fondo di integrazione salariale (Fis) che scatterà da lunedì per 12 dipendenti con la riduzione del 20% dello stipendio, già decurtato del 30% un anno fa.
"Non si conoscono i criteri di questa scelta. Perchè e come sono stati scelti solo 12 lavoratori su 45, per pagare la crisi. Visto che non si seguirà nessuna rotazione, si introduce in questo modo un criterio di disuguaglianza - dice il segretario Slc-Cgil di Palermo Maurizio Rosso (nel video) - sta valutando di impugnare legalmente il provvedimento. È una scelta pressappochista. Tra l'altro si taglia l'unica sarta presente.
Le altre figure che staranno a casa per sei mesi sono due addetti alla portineria, due tecnici di palcoscenico, un responsabile della scuola di teatro, un impiegato del botteghino, un addetto all'allestimento scenico, un componente dell'ufficio promozionale per la scuola, un responsabile della direzione di sala, e due amministrativi".
«È una decisione scellerata e priva di senso. Mi aspettavo la presentazione di un piano industriale per i prossimi tre anni. E invece per l'ennesima volta ci hanno mostrato soltanto un piano di tagli. Le inadempienze e le condizioni di difficoltà che riguardano il teatro sono tutte da imputare ai soci del teatro - aggiunge Maurizio Rosso - A oggi ancora non c'è traccia dei contributi del 2016 di Regione e Comune».
«Pensiamo - continua - che la soluzione sia altrove: nella ristrutturazione del debito, dove i soci debbano fare da garanti e costruire un mutuo a vent'anni; nell'esodo incentivato dei lavoratori vicini alla pensione; nella organizzazione profondamente nuova del lavoro attraverso lo strumento essenziale che è un contratto di secondo livello».
«Se Comune e Regione - conclude Rosso - vogliono chiudere il teatro stabile, e vogliono uccidere un pezzo della cultura di questa città se ne assumano la responsabilità. Noi pensiamo a nuovi modelli di collaborazione fattiva tra Teatro Biondo, Teatro Massimo e Teatro Politeama, a un rilancio serio e professionale». Intanto, i sindacati dello spettacolo di Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno convocano una conferenza stampa per le 10 di domani al Teatro Biondo.
Immagini di Salvatore Militello
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