PALERMO. Un nuovo bacino galleggiante da 80 mila tonnellate riadattando il vecchio da 52 mila tonnellate che si trova nello specchio d'acqua del porto di Palermo. È il progetto della Regione, che adesso punta ad accelerare le fasi dell'infrastruttura fondamentale per la vita del Cantiere navale.
Ed ecco in queste immagini come sarà trasformato il bacino di carenaggio da 52mila tonnellate in uno più grande da 80/90mila. L’idea è della Regione, che in una mossa riuscirebbe a snellire i tempi di realizzazione dell’infrastruttura nello specchio d’acqua del Cantiere navale di Palermo, abbandonando così la strada del progetto di finanza che avrebbe richiesto tempi più lunghi.
La proposta del dipartimento regionale alle Attività produttive, anticipato ieri al Giornale di Sicilia il dirigente generale dell’assessorato regionale alle Attività produttive, Alessandro Ferrara, è quella di ristrutturare, per adattarlo a nuove esigenze operative, il bacino da 52mila tonnellate.
Come si può vedere dall’animazione curata dagli uffici tecnici del dipartimento, l’idea è di passare da una geometria rettangolare, con dimensioni di 54,60 x 285 metri, ad una, sempre rettangolare, ma con dimensioni di 118,20 x 166,25 metri, aumentando così la capacità complessiva da 52mila a 80/90mila tonnellate.
La nuova configurazione consentirebbe di ospitare la manutenzione di quasi tutte le piattaforme offshore operanti nel mondo, e di consentire la costruzione di nuove, anche di ultima generazione.
Sotto il profilo della fattibilità tecnica c’è da annotare che il bacino da 52mila tonnellate è auto-carenante; cioè realizzato accostando e imbullonando nove moduli galleggianti indipendenti, che possono essere, quindi, scollegati e nuovamente accostati gli uni agli altri, opportunamente integrati, per ottenere la conformazione ipotizzata.
Sotto il profilo amministrativo l’attività è configurabile come «Servizio di manutenzione straordinaria», poiché si riutilizzano integralmente i singoli componenti dell’originario bacino ed anche i materiali ricavati non più utilizzati.
Altri punti di forza del progetto sono: sufficienza del finanziamento residuo, POR2006/2010 e fondi ex Espi, già riproposti e disponibili; conformità alle norme del Trattato Europeo in materia di Aiuti di Stato, trattandosi di manutenzione straordinaria e non di nuova costruzione.
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