PALERMO. La distribuzione delle cure per i pazienti cronici nelle farmacie siciliane ha fatto risparmiare 166 milioni di euro. Lo spiega Federfarma che lancia l’allerta: l'ingresso dei capitali nella proprietà di farmacie, previsto nel ddl concorrenza, può provocare infilitrazioni mafiose. E’ la denuncia che in questi giorni viene lanciata da Palermo dove si sta svolgendo un confronto organizzato da Federfarma con il Pharmaceutical Group of European Union, che raggruppa tutti i farmacisti d’Europa, e l’intera filiera nazionale, dalla professione al sindacato.
“Ad essere esposta ai maggiori rischi – spiega Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo – sarebbe soprattutto una quota del 20%, che ha una situazione economica non florida”.
Secondo quanto sostenuto da Federfarma, “nei 16 paesi europei nei quali la liberalizzazione ha consentito ai privati di diventare pieni proprietari di farmacie piegando l’esigenza di cura dei cittadini agli interessi della finanza, si fa la conta dei danni a utenti e mercato in termini di monopoli, concentrazioni, catene e pericolosi conflitti di interessi fra distributori”. In Italia, la farmacia è rimasta spesso nei comuni più piccoli dove non ci sono neanche più caserme di carabinieri e uffici comunali, “l’ultimo presidio dello Stato”. Per Tobia, l’Italia “non può rinunciare all’attuale sistema” che permette anche risparmi per le casse della Regione: “La distribuzione per conto, l’acquisto diretto dei farmaci del prontuario Pht da parte delle Asp e la loro dispensazione tramite l’attento controllo di 1.440 farmacie, è il sistema scelto dalla Regione siciliana per garantire i piani terapeutici ai pazienti cronici. Un sistema che ha permesso un enorme risparmio di euro perché ha consentito, da aprile 2014 a marzo 2015, di ridurre sensibilmente il numero di confezioni erogate.
In questo video, l'intervista a Roberto Tobia - presidente Federfarma Palermo
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