Dal vitello d'oro ai peluche accatastati uno sopra l'altro nel cortile Maqueda. Così la Fondazione Federico II rompe gli schemi: contro i falsi idoli, a Palazzo Reale arriva “The Golden calf” di Ryan Mendoza. Un’arte irrequieta che scuote il visitatore tra stanze, cortili e giardini.
“È come se Ryan Mendoza nelle sue opere cercasse continuamente qualcosa – afferma Patrizia Monterosso, direttrice della Fondazione Federico II - Forse si tratta di un incessante cammino che trova la sua energia nella doppia scommessa di verità e libertà. Non certo di una verità determinata a priori. Ma la verità del significato originario, che non tollera i falsi predicatori di virtù”.
Ad accogliere i visitatori, nel cortile di Palazzo dei Normanni, un ammasso di peluche e animali colorati. Da Homer Simpson a Paperino, orsetti, rane, leoni, maiali. Sullo sfondo i mosaici della Cappella Palatina. Al secondo piano, in mostra, pitture, sculture e installazioni. Persino un grande polittico e una proiezione. “Look at this mess”, si legge in un’opera: guarda il “pasticcio”, affronta il “disordine”, come in un esercizio di “defusione cognitiva”. Nei giardini reali, appeso ad una aralia vellutata, dondola invece – a testa in giù - un pipistrello.
“Il senso della mostra è il tradimento – spiega Mendoza ai microfoni di Gds.it – Un tradimento cominciato da Mosé tremila anni fa, quando ha deciso di escludere il vitello dalle divinità. In quel momento sono stati sconsacrati tutti gli idoli e abbiamo perso completamente il contatto con l'orizzonte. Penso sia importante invece riprendere il divino di madre natura”.
Nelle opere di Ryan Mendoza la colatura del colore, che rimanda al dripping e ai graffiti, crea uno squarcio sulla superficie pittorica. Così l'immagine sovrasta il testo, lasciando all'osservatore più attento libera interpretazione del messaggio profondo insito nelle opere.
“Sono uomo, bianco e eterosessuale – spiega l'artista americano – vivo in una posizione di potere. Quindi mi metto da parte e cancello il mio stesso messaggio”.
Presentata questa mattina alla stampa, la personale dell'artista americano vede luce dopo tre anni di lavoro, iniziati in piena pandemia. Sarà visitabile da domani, 31 luglio, fino al 26 settembre 2022. “È l'ultima conferenza che ci ritroviamo a fare insieme – commenta il presidente dell'Ars, Gianfranco Micciché al margine della conferenza stampa – in questi cinque anni abbiamo spalancato le porte del Palazzo all'arte e al contemporaneo. Quando siamo arrivati la Fondazione era piena di debiti, adesso chiudiamo lasciando agli impiegati dei contratti full time”.
Curata dalla Fondazione Federico II col patrocinio del Ministero della Cultura, il percorso di costruzione della mostra nasce in collaborazione con la Fondazione Brodbeck e la Fondazione Morra Greco.
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