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Palermo, al monastero di piazza Bellini una mostra di capolavori in cera

Tutte le suore del Monastero ne avevano uno. Più o meno grande, arricchito a seconda dei tempi liturgici, protetto da una scarabattola, su un cassettone, all’interno della cella.  Nel XVIII secolo la ceroplastica assurge a vera e propria arte e il bambinello di cera, nel rappresentare il tema fondamentale dell'essere cristiano, ovvero l'incarnazione di Dio, diventa quel dettaglio di cui ogni monaca professa di Santa Caterina non poteva fare a meno.

Da sabato 18 dicembre, al Monastero di piazza Bellini, a Palermo, la mostra “Il Divino Infante nel Monastero di Santa Caterina”, curata da Maria e Nicole Oliveri. Un centinaio di piccoli e grandi capolavori in cera, che attestano il culto e la devozione al Gesù bambino.

“In questo Natale – spiega ai microfoni di gds.it padre Giuseppe Bucaro - abbiamo scelto di fare questa mostra sui bambinelli di cera, parte integrante della storia del Monastero di Santa Caterina”. Le suore domenicane erano particolarmente legate al bambinello, si racconta, infatti,, che una loro Santa aveva goduto del privilegio di tenere il Divino Infante in braccio. “Tutto questo ha creato e rafforzato questa usanza ed abitudine – spiega il sacerdote - che non era solo delle suore domenicane ma che era anche dei frati”.

“Era un modo di vivere il mistero dell'incarnazione– continua padre Bucaro - legandolo anche ai tempi liturgici che si vivevano nella Chiesa”. Per Natale il bambino Gesù veniva mostrato nella sua nudità, poi sistemato con i colori liturgici. Nella Quaresima si aggiungevano gli elementi della passione e nella Pasqua diventava il Cristo con il mappamondo.

Vezzosi Gesù in fasce, perfetti in ogni dettaglio, realizzati da virtuosi bambineddari palermitani, che avevano bottega in via dei Bambinai, nei pressi della Chiesa di San Domenico. Bambinelli di produzione sicula. Ericina, alcamese, salemitana, realizzati in seno alle comunità monastiche femminili. “Molti sono lavori del 700 – spiega padre Giuseppe Bucaro - la maggior parte però è dell'800. Questa distinzione è importante perché la caratteristica della ceroplastica del 700 è che la si realizzava come una vera e propria scultura, mentre nell'ottocento si usavano i calchi”. Alla luce di ciò, secondo il sacerdote: “Le ceroplastiche del 700 e i vari bambinelli sono di particolare importanza per la storia dell'arte popolare”.

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